Anche il mese di settembre si è rivelato tragico sul fronte degli infortuni sul lavoro che non hanno esitato a fermarsi. È quanto emerge dall’elaborazione dell’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) sulle ultime denunce d’infortunio che l’Inail ha pubblicato ieri, relative al mese di settembre 2024.
“Nei primi nove mesi del 2024 sono state presentate all’Inail circa 433.000 denunce di infortunio, in aumento dello 0,5% rispetto alle 430.800 dello stesso periodo del 2023. Un incremento ancora più rilevante (+2,0%) si registra per gli infortuni mortali saliti a 776, vale a dire 15 casi in più rispetto ai 761 registrati nello stesso intervallo temporale del 2023”, commenta il presidente nazionale dell’Anmil, Emidio Deandri.
“La situazione continua ad essere preoccupante e, pertanto, abbiamo ritenuto di andare a fondo nell’analisi dei dati, per individuarne il colpevole principale. Dalle nostre elaborazioni, è emerso che, per gli infortuni in generale, si registra una diminuzione dello 0,3% per i casi avvenuti in occasione di lavoro (quelli cioè che attengono realmente all’attività lavorativa), mentre vi è un forte aumento (+5,1%) di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro. Questa circostanza appare ancora più evidente per le morti, che segnano una diminuzione dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 593 a 567 (-4,4%), mentre risultano in pesantissimo aumento quelli in itinere, che passano da 168 a 209 (+24%)”.
“Tornano quindi di preoccupante attualità i rischi legati alla circolazione stradale – conclude Deandri – che, peraltro, colpiscono in misura relativamente maggiore la componente lavorativa femminile che, come dimostrato in una recente ricerca Anmil, pagano il loro triplice ruolo di moglie-madre-lavoratrice in termini di lucidità e concentrazione nella guida”.