“Per me, figlio del Sud, arrivare a Napoli è stato un po’ come giungere in una capitale che credo, sintetizza in modo emblematico le grandi difficoltà e i mille pregi del meridione d’Italia. E, in un certo senso, di tutti i Sud del mondo”. A dirlo in una lunga intervista sull’ultimo numero del mensile “Vita Pastorale” è l’arcivescovo di Napoli, mons. Domenico Battaglia. “Alle difficoltà croniche, tra cui spiccano disoccupazione, emergenza minorile e criminalità organizzata – spiega il presule nel colloquio con Elisa e Marco Roncalli – fanno da contraltare l’enorme umanità della gente, il patrimonio di solidarietà di un intero popolo, l’ingegno e la voglia di riscatto di chi non si arrende e vive ogni giorno come un anticipo di risurrezione, affrontando il male a testa alta e scommettendo sulla vita. A volte mi sembra che il Dna evangelico della Pasqua sia iscritto nel cuore e nella carne dei napoletani. Ed è da questa consapevolezza che ho cercato di trarre ispirazione per il mio servizio, scommettendo sull’umano come culla del Vangelo, camminando insieme alla mia Chiesa sull’unico binario composto dal Vangelo e dall’uomo. Iniziative come il Sinodo, il ‘Patto educativo’, la riforma di alcune strutture ecclesiali non sono che un tentativo di camminare spediti su questo binario”. Parlando ancora di Napoli mons. Battaglia evidenzia che “non ha fronti: come tutte le metropoli è un unico grande fronte, in cui emergenze e urgenze, nel migliore dei casi, si alternano e, nel peggiore, bussano insieme alla porta della città e della Chiesa! Sì, Napoli è fronte in cui ogni giorno tante persone ferite dalla vita rischiano di lasciarci la pelle perché lasciate indietro dal resto della comunità!”. E sottolinea il lavoro della Caritas, “un argine a questa deriva d’indifferenza, perché è un occhio che vede coloro che nessuno vede, una bocca che pronuncia i nomi e le storie di coloro che per altri sono solo numeri e statistiche, una mano tesa a chi rischia d’essere afferrato dalla disperazione e di non vedere più futuro. Dall’emergenza abitativa a quella minorile, dalla povertà che investe sempre più famiglie al fenomeno della disoccupazione, dall’attenzione ai disabili alla vicinanza agli anziani: la Caritas si occupa di tutto questo con un’azione pedagogica, rispondendo ai bisogni più pressanti, animando i territori e dando vita a opere di solidarietà, portate avanti da uno strumento di cui da poco, come Chiesa napoletana, ci siamo dotati: un ramo Ets (Ente del Terzo settore) denominato ‘Prima i Poveri'”. Sui rapporti con l’amministrazione pubblica mons. Battaglia parla di una collaborazione “per il bene comune, profezia per una società più giusta ed equa”: “la città metropolitana di Napoli e la Campania rappresentano senz’altro un territorio difficile da amministrare. E a volte chiediamo agli amministratori di usare ‘bacchette magiche’ di cui non sono in possesso, anche se magari afferrati dall’entusiasmo e dal desiderio di far colpo vengono millantate in campagna elettorale. Come Chiesa cerchiamo di fare la nostra parte, collaborando in tutto ciò che ci è possibile, avviando processi come quello del ‘Patto educativo’ capaci di creare un vasto ‘noi’ in cui le istituzioni locali, la Chiesa, la scuola e gli enti del Terzo settore possano fare rete per il bene dei più piccoli. E nonostante qualche fatica, abbiamo sempre trovato disponibilità al dialogo e al cammino comune”.