(Milano) “Canto la bellezza della serva dell’Altissimo, di questa presenza che mentre offre il suo servizio è guardata con sospetto, di questo amore tenace che continua curarsi dei più fragili e poveri circondata dall’indifferenza, dall’ottusità, dalla stupidità dei ricchi e dei potenti. Continuo a cantare di questa folla di uomini e donne che provano simpatia per l’umanità ed è ricambiata dall’antipatia e dal disprezzo. Continuo a cantare di quella pazienza e mitezza della comunità che continua ad amare e a servire tutti, anche coloro che si sentono in diritto di criticare e di pretendere. Continuo a cantare di quella misericordia che prova compassione dell’umanità ferita e avverte di essere compatita e disprezzata”: così l’arcivescovo di Milano, stasera, nel pontificale di san Carlo. “Canto la bellezza di quest’opera prodigiosa della riforma della Chiesa, sempre santa e sempre peccatrice. Canto di questa stupefacente disponibilità a riconoscere i suoi peccati e a cercare percorsi di rinnovamento, dentro una umanità che più che convertirsi trova giustificazione ai suoi delitti, più che rinnovarsi difende con arroganza le sue pretese. Canto dell’umiltà della Chiesa peccatrice. Canto del suo cammino verso la Gerusalemme del cielo”.
Mons. Delpini ha quindi aggiunto: “Così forse san Carlo potrebbe esprimere i suoi sentimenti verso la Chiesa, così: con un cantico d’amore. San Carlo si è espresso in molti modi: con le sue prediche, anche quelle noiose, con i suoi provvedimenti, quelli lungimiranti e quelli del puntiglio, con le sue lacrime e la sua dedizione tenace, volontaristica, infaticabile fino all’esaurimento. Viene da chiedersi, infatti, quale sia il principio generatore di un’opera così straordinaria come quella della applicazione del Concilio di Trento alla riforma della Chiesa. Certo ci sono tanti aspetti e si possono fare tanti discorsi. Ma credo che al principio ci sia un amore appassionato per Gesù e quindi la condivisione del desiderio di Gesù di rendere bella, santa, immacolata la sua Chiesa”.