Una base militare occupata dai manifestanti vicini all’ex presidente Evo Morales; tentativi delle forze dell’ordine di rimuovere i blocchi stradali promossi sempre dai sostenitori di Morales, che, soprattutto nella zona di Cochabamba, stanno da settimane paralizzando la mobilità e le attività economiche, con scontri armati che hanno provocato oltre trenta feriti. Sta succedendo di tutto, in Bolivia, negli ultimi giorni, in quello che si annuncia come il culmine del braccio di ferro, tututto interno al Mas (il Movimento per il socialismo), il partito di governo, tra l’attuale presidente Luis Arce e il predecessore, che, tra l’altro, è stato citato in giudizio per stupro contro una minorenne, dalla quale avrebbe avuto un figlio. Il fatto, denunciato da tempo, risalirebbe al 2016, quando Evo era presidente.
In tale contesto, la Conferenza episcopale boliviana si pronuncia attraverso un messaggio, nel quale si denuncia: “La situazione caotica e preoccupante che sta vivendo il nostro amato Paese, la Bolivia, è allarmante e richiede non solo la nostra urgente attenzione, ma anche misure eque, chiare e precise per riportare la normalità e la pace nel nostro Paese. I blocchi, per interessi personali e di parte, che impediscono il libero transito hanno scatenato una crisi umanitaria che colpisce tutti i cittadini. La carenza di cibo, la mancanza di benzina e gasolio, l’aumento sproporzionato dei prezzi del paniere familiare di beni, tra gli altri danni, sono diventati una realtà che sta causando la sofferenza del popolo boliviano”.
Proseguono i vescovi: “L’indolenza di fronte alle sofferenze della popolazione è inaccettabile. La violenza e la disperazione stanno crescendo e non possiamo accettare che questi problemi si normalizzino. È essenziale che tutti noi, dalle autorità politiche ai cittadini, lavoriamo insieme per cercare soluzioni che promuovano la pace e il benessere. Facciamo appello all’unità, all’empatia e alla solidarietà. Dobbiamo dare priorità al dialogo che promuove una rapida soluzione a questi conflitti che stanno soffocando il Paese. Chiediamo a tutti di riflettere e di agire responsabilmente e con urgenza di fronte alla grave situazione che la Bolivia sta vivendo. È tempo di dimostrare l’amore per il nostro Paese mettendo al centro delle nostre azioni la Bolivia e il bene comune dei suoi abitanti”.