“Per tutti coloro che hanno a cuore una cultura della vita in queste isole, l’introduzione di una legge per consentire il suicidio assistito è un affronto a una società sicura e protettiva. Oggi, faccio un forte appello ai parlamentari dell’Irlanda del Nord affinché si oppongano a questa legge sul suicidio assistito quando voteranno domani alla Camera dei Comuni”. E’ l’appello lanciato dall’arcivescovo Eamon Martin, presidente della Conferenza episcopale irlandese (che riunisce al suo interno anche i fedeli cattolici dell’Irlanda del Nord) a poche ore dal voto oggi pomeriggio al Parlamento di Westminster di Londra sulla legge che “se promulgata, faciliterà una modifica della legge per consentire il suicidio assistito nell’Irlanda del Nord”. La nuova legislazione darebbe ad adulti malati terminali, capaci di intendere e di volere, il diritto di porre fine alla propria vita, purché autorizzati da due medici e da un giudice dell’Alta Corte.
“Come società siamo definiti dalla misura in cui ci prendiamo cura delle persone più vulnerabili, tra cui coloro che soffrono di disabilità, malattie terminali o che si avvicinano alla fine della vita”, scrive in un comunicato l’arcivescovo Martin. “Sebbene questo sia un imperativo del Vangelo, è degno di nota che i professionisti medici e sanitari siano anche gravemente preoccupati per un’ideologia politica in evoluzione che interferirebbe con la loro chiamata a ‘non nuocere’ e che eroderebbe legalmente il diritto alla vita in tutte le fasi”. Il 24 giugno scorso la Conferenza episcopale cattolica irlandese si era espressa sull’argomento pubblicando una lettera pastorale “Freedom to Live Fully, Until Death Comes” esponendo l’insegnamento della Chiesa sull’assistenza alla fine della vita.