L’arcivescovo di Milano Delpini, partecipando a un’assemblea territoriale di industriali dell’Alto Milanese, ha poi parlato dell’azienda come “bene comune”, quando produce beni, lavoro e valorizza le persone. Senza trascurare il “peso” della situazione internazionale, ha quindi affermato: “La storia non la fanno solo i ‘grandi’, Trump, Biden o Putin… La storia siamo noi, con l’impegno quotidiano di ciascuno. Il mondo è fatto di persone normali, come ciascuno di noi, che al mattino si alzano, studiano o vanno al lavoro, e alla sera fanno il punto su ciò che hanno fatto, ed sono contente di ciò che hanno costruito. Su queste persone ripongo grande fiducia”. Sollecitato da alcune domande di Massimo Folador, professore di business ethics e sviluppo sostenibile dell’Università Liuc, Delpini ha toccato temi quali la solidarietà, l’etica, il ruolo della finanza, la preservazione dell’ambiente, l’organizzazione del tempo (“se i tempi del pendolarismo sono ridotti, se il ritmo di lavoro e di riposo sono armonici è possibile una vita di famiglia e di comunità che si armonizzi con il lavoro”). Ha quindi ricordato “tre principi della dottrina sociale della Chiesa” preziosi in questo tempo: “Anzitutto la persona e la famiglia al centro; quindi la solidarietà e i rapporti tra le persone; non ultima la sussidiarietà, che ci indica come dalla vita nascano le istituzioni e le istituzioni sono chiamate a promuovere la vita”. Mons. Delpini ha poi evocato la parabola dei talenti, da mettere a frutto e dei quali rendere conto, e il “valore della speranza”. “Al termine sostenibilità – ha quindi aggiunto – preferisco responsabilità. Responsabilità è camminare insieme, perché la felicità è un rapporto, una relazione. In questo senso i cristiani hanno da testimoniare che c’è di più del capitale o del lavorare, c’è una vita da realizzare che può essere un capolavoro”.