Radio: Avati (regista), “suggerisce l’immaginazione, la sollecita. Ha un potere ha un potere evocativo fortissimo”

“Guglielmo Marconi aveva visto nel nulla, nell’aria, la possibilità di percorsi: il modo di usare questo nulla per trasmettere, per andare in un altrove e, quindi, per comunicare attraverso la voce a persone lontanissime. E questa cosa – contrariamente a tutti gli altri strumenti come il cinema e la televisione che sono venuti dopo – suggeriva l’immaginazione, la sollecitava”. Lo ha affermato il regista e scrittore Pupi Avati intervenendo stamattina all’evento “Guglielmo Marconi: Radio Vaticana e i primi film sonori di Pio XI” che si è tenuto all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede per iniziativa della Fondazione Memorie dell’audiovisivo del cattolicesimo (Mac) e del centro di ricerca Catholicism and Audiovisual Studies (Cast) dell’Università Telematica internazionale UniNettuno in concomitanza di tre anniversari che ricorrono in questo 2024: i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi; i 100 anni di Radio in Italia; e i 100 anni dalla nascita dell’Istituto Luce.
Il regista ha raccontato la genesi del docufilm “Nato il sei ottobre”, sulla storia della radio italiana che nel 2024 compie 100 anni, spiegando che “preparando questo progetto ho scoperto una storia affascinante, solo che non era facile individuare come raccontarla”. Rivolgendosi alla figlia di Marconi, Maria Elettra, presente tra il pubblico, Avati ha sottolineato che, “contrariamente alla televisione e al cinema, che sono strumenti di narrazione che passivizzano il fruitore, la radio ha un potere evocativo fortissimo. Perché ciascuno di noi ascolta la radio e immagina cose completamente diverse. È come quando si legge un libro”. “Ecco perché – ha osservato – le generazioni precedenti a queste giovani dispongono di una grande immaginazione”. Il regista ha poi notato che “non a caso, la radio italiana, l’Uri (poi Eiar e infine Rai), è nata nel 1924 quando Mussolini era in grandissima difficoltà, perché si era in pieno ‘Caso Matteotti’ con il Parlamento sull’Aventino. Occorreva quindi un grande strumento per ‘distrarre’ in qualche modo gli italiani con questo grande evento che fu la notte del 6 ottobre 1924 per il primo annuncio radiofonico di Ines Donarelli con con 5.000 abbonati: un risultato clamoroso che poi si è imposto nel tempo”. Perché – ha continuato – “la radio riesce ad essere una compagnia anche oggi”, “la si può ascoltare mentre si fa altro” ed “ha avuto una funzione didattica straordinaria”.

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