Comunicazione: Ungaro (Fisc), “oggi basta uno scandalo o una notizia negativa per minare la credibilità della Chiesa”

“Sentiamo impellente la necessità di un adeguamento del Direttorio per essere compagno di viaggio all’uomo del nostro tempo”. Lo ha detto Mauro Ungaro, presidente della Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), che ha concluso il convegno svoltosi oggi alla Pontificia Università Lateranense sui 20 anni del Direttorio “Comunicazione e missione”. “Il nodo digitale è fondamentale per analizzare l’identità dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali”, ha detto Ungaro riferendosi alla direzione del flusso di notizie con cui l’Ucs deve confrontarsi, “in una realtà come quella diocesana che assume in tutta Italia dimensioni sempre più aziendali”. “Il flusso comunicativo, 20 anni fa, era quasi esclusivamente in uscita dall’Ucs”, l’analisi di Ungaro: “Il ruolo preponderante per Ucs era informare sulla vita della chiesa locale ad extra e ad intra, e in questo modo l’Ucs diventava solo la parte finale di un processo a cui è completamente estraneo”. Oggi, invece, “la situazione è mutata, non per  nostra volontà ma perché ci è stato imposto dall’esterno: la voce locale risuona con infinità di voci, pensiamo soltanto a tutti i siti e le pagine parrocchiali che si aggiungono ai siti personali dei parroci, ai siti di sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e consacrate, seminaristi, gruppi ecclesiali”. Il problema, per Ungaro, “è che chi legge questi interventi li considera tutti come informazioni ufficiali della Chiesa, che hanno pari dignità di una fonte primaria. E di queste notizie è chiamato a rendere conto l’Ucs, che sempre di più diviene non solo uno strumento tecnico, ma il front office di fronte alla comunità. Al flusso dall’interno si aggiunge poi il flusso dall’esterno, fatto di siti e social laici: pensare di monitorare tutta questa realtà sarebbe un’illusione”. “Per lungo tempo, abbiamo dato per scontato che qualunque informazione della Chiesa sarebbe stata accettata”, la denuncia del presidente della Fisc: “oggi basta uno scandalo o una notizia negativa per minare la credibilità della Chiesa”. Di qui la centralità della formazione dei comunicatori, per supplire alla “carenza teologica e pastorale di chi si occupa di comunicazione”.

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