Diocesi: mons. Pavanello (Adria-Rovigo), “curare la democrazia cominciando dalla nostra città”

“Oggi parlare di democrazia è problematico, perché abbiamo davanti gli occhi i limiti di cui soffrono in tutto il mondo i sistemi democratici. Per dirla con Papa Francesco la ‘democrazia è malata’. Ciò non significa che non si possa curare: possiamo cominciare a farlo dalla nostra città. La democrazia, infatti, per sua natura, vive e si sviluppa dal basso. Non abbiamo paura a cominciare in questa nostra Città di Rovigo a diventare con pazienza e umiltà ‘artigiani di democrazia e testimoni coraggiosi di partecipazione’”. Lo ha affermato ieri sera il vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, in occasione della solennità di San Bellino, patrono della città e della diocesi.
Venerare san Bellino – ha spiegato il presule – “significa rinnovare il nostro impegno per lavorare in questo tempo e in questa città per il Regno di Dio, perché proprio per questo tempo e per questa città Dio ha un progetto di salvezza e tocca ai cristiani annunciarlo e renderlo visibile”. “Questo impegno nell’ambito sociale, politico, amministrativo (d’ora in poi per comodità parlerò di politica) unisce i membri della Chiesa a tutti gli uomini di buona volontà”, ha proseguito il vescovo, che ha voluto richiamare qualche pensiero sull’importanza di impegnarsi in politica dalla 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, che si è svolta a Trieste i primi di luglio, in particolare dall’intervento conclusivo di Papa Francesco. “L’impegno di tutti – ha osservato – è importante per far vivere la società civile, perché la politica, come arte di governare la città (polis) si nutre di partecipazione”. “Politica, partecipazione, cura quindi sono termini che si richiamano a vicenda e che presuppongono la fraternità, ovvero la consapevolezza di una comune appartenenza”, ha aggiunto, rilevando che “impegnarsi in politica allora vuol dire ‘appassionarsi al bene comune’, vivere l’‘amore politico’, che è ‘una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e ad affrontare le sfide’”. “Spesso – ha commentato – la politica è intesa come esercizio di un potere, un occupare posizioni in campo economico e sociale, disporre in maniera discrezionale di ciò che appartiene a tutti. La buona politica invece è tutt’altro: è avviare processi, promuovere confronto e dibattito per creare consenso, anche al di là della maggioranza che ha il diritto e il dovere di governare”. “Per questo – ha ammonito mons. Pavanello – il primo obiettivo di chi si impegna in politica dovrebbe essere quello di aprire luoghi in cui ci si possa confrontare, dove si studino insieme i problemi esponendo, anche in forma dialettica, progetti e intuizioni, dove si respiri, al di là della diversità, una vera passione civile. È così che la politica realizzerà una vera democrazia, il governo del popolo”.

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