“L’occupazione, in pianura, di zone di espansione dei corsi d’acqua, con insediamenti di diverso genere, crescenti nel tempo, ha aumentato i pericoli. Insistere nel pretendere di ridurre i fiumi a canali si è rivelato ad alto rischio”. Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento ad Alessandria in occasione del trentesimo anniversario dell’alluvione che colpì diversi Comuni della Regione Piemonte.
“In termini più generali, ridurre, anziché regolare, il deflusso delle acque ha contribuito, inoltre, a fenomeni di desertificazione delle aree più prossime alla immissione nei mari, con impatto negativo sulle produzioni agricole”, ha aggiunto il capo dello Stato, evidenziando che – come ha notato la Conferenza internazionale di Roma, nel 2017 su “Acqua e clima. Sui grandi fiumi del mondo” – “buona parte delle possibilità e delle capacità di sviluppo del nostro pianeta continuano a essere legate all’acqua e alle sue vie, al suo utilizzo, personale e collettivo, alla connessione attraverso la navigabilità dei fiumi, agli usi agricoli e industriali, alla produzione di energia. E, talvolta, continua ad esservi legata la pace, laddove – troppo spesso – l’acqua è stata al centro di drammatici conflitti”.
“Addomesticare” l’ambiente – ha rilevato – “è una prova, una sfida affascinante. Ma, se si interviene alterando l’ordine ‘naturale’ del territorio, senza cautele, si va incontro a eventi imprevedibili”. “Così – ha continuato – come nel caso di incuria nei confronti di territori, che non possono essere abbandonati. Anche sotto questo aspetto, le aree interne, rurali, collinari, di montagna, richiedono molta più attenzione”.
Il presidente ha poi evidenziato che “fortunatamente, è cresciuta la consapevolezza: le risorse del pianeta non sono infinite”. “Il confronto nell’ambito della comunità internazionale – ha rilevato – ne sta dando altamente conferma. Non solo per la inadeguata consapevolezza di quel che sta accadendo nel mondo, con siccità, carestie conseguenti, migrazioni climatiche, ma anche perché, il clima di scontro, determinato dalle guerre, accantona la preminenza dei problemi reali delle persone, dei popoli, a vantaggio di antistoriche logiche di potenza, prive di qualsiasi valore, allontanando la condivisione di obiettivi a favore del benessere dell’umanità. Anche sotto questo aspetto la guerra, si conferma – come sempre – quel che è: nemica dell’umanità”.
Oggi – ha concluso – “richiamiamo e ribadiamo il Patto di assumere l’onere di non farsi fuorviare nel loro cammino di progresso, nell’affermazione dei valori di solidarietà e di coesione propri alla nostra comunità. Quelli che, nelle calamità, l’Italia dimostra di possedere”.