“I diritti delle donne sono il primo bersaglio delle forze politiche ostili al rispetto dei diritti umani e quando queste forze arrivano al governo varano leggi che li negano o li delimitano sensibilmente o cercano di disapplicare le norme esistenti”. Lo afferma oggi Alba Bonetti, presidente di Amnesty international Italia, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. “L’Italia fa parte di quella minoranza di Stati europei che non hanno ancora adeguato la definizione di stupro al principio del consenso – sottolinea -. A oggi l’articolo 609-bis del codice penale definisce lo stupro in base all’esercizio dell’inganno, della forza o dell’abuso di autorità. Condizioni che non sempre ricorrono (in moltissimi casi lo stupratore è un familiare o un amico) e soprattutto non tengono conto della volontà della vittima”. Con la campagna #IoLoChiedo, Amnesty prosegue il suo impegno di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e pressione sul governo “affinché si giunga presto anche da noi alla definizione del reato di stupro come ‘atto sessuale senza consenso’, tale da includere tutti i casi violenza sessuale”.
“Sono passati dieci anni da quando l’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul, il quadro giuridico internazionale sulle modalità di contrasto ed eliminazione della violenza contro le donne – ricorda Bonetti -. Delle tre direttrici di azione indicate dalla Convenzione (prevenzione, protezione, punizione), in questi anni i vari governi italiani hanno privilegiato l’inasprimento delle pene e un, seppur parziale, investimento a sostegno dei centri antiviolenza. Poco o nulla si è fatto per lavorare sulle radici del problema, che sono di ordine esclusivamente culturale”. Serve invece, conclude, “un investimento serio e capillare sull’educazione alle relazioni affettive tra bambine e bambini fin dall’infanzia”.