Cure palliative: don Farina (Pastorale salute Lamezia Terme), “il dolore e la lotta al dolore hanno volti e nomi”

“Dinanzi a una persona dolorante dovremmo stare in silenzio e invece… iniziamo ad affermare e domandare: vuoi una pillola, ne ho una! Con l’amico, con una persona affetta da un dolore lieve ed estemporaneo, questa offerta può portare anche un sorriso e gratitudine. In alcuni casi invece ci ritroviamo ad avere a che fare con una barriera silenziosa. Una barriera a più livelli. Il dolore è nemico silenzioso. Visibile ma silenzioso. Il sofferente spesso non comunica, vuoi per pudore o per rabbia”. È quanto scrive in una nota sulle cure palliative, il direttore dell’Ufficio di Pastorale della salute della diocesi di Lamezia Terme, don Francesco Farina, spiegando che “la persona che è accanto a chi soffre è silenziosa. È stanca e arrabbiata. Chi lavora al servizio del sofferente è silenzioso. Svolge il suo compito con professionalità, magari tende anche una mano ma poi, terminata la terapia… non riesce a terminare la terapia. Torna a casa carico di dolore. Il dolore accomuna. Il silenzio accomuna. Quello che a mio avviso però accomuna di più è l’urlo del sofferente. Un urlo silenzioso. Un urlo simile a quello di Cristo in croce. Un urlo che può essere ascoltato solo con il cuore. Ma il cuore di chi ha a che fare con quel dolore che sembra non aver mai fine, ha alterazioni del ritmo, è inquieto. Non trova pace. E, allora, … vorrebbe smettere di battere. Il dolore – sottolinea il sacerdote – e la lotta al dolore per me hanno volti e nomi. Hanno occhi. Hanno mani. Cari amici che state affrontando su vari livelli il dolore, non smettete di lottare. Cari sofferenti e curanti, grazie per la vostra testimonianza. Cari tutti, perdonatemi se in alcuni casi non sono riuscito ad offrirvi il pallio, me stesso”.

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