L’incidenza dei disturbi gastrointestinali è in costante aumento, non solo nella popolazione adulta ma anche tra i bambini, con sintomi che influiscono negativamente sulla qualità della loro vita e sulla spesa sanitaria nazionale. Si stima che riguardino oltre il 5% della popolazione pediatrica nei Paesi dell’area mediterranea. Tra le principali cause l’incremento di ansia e depressione tra i bambini, aggravate dalla pandemia da Covid-19. Secondo alcune stime un bambino su quattro soffre di depressione e uno su cinque presenta disturbi d’ansia. Questa situazione, allarmante per le implicazioni sul loro benessere, sta spingendo la ricerca a esplorare sempre di più la complessa interazione tra intestino e cervello. Al Congresso della Società italiana di pediatria (Sip) a Firenze un focus è stato dedicato a quanto di nuovo sta emergendo.
“È fondamentale comprendere l’impatto che le emozioni e lo stress possono avere sul benessere fisico dei bambini. Spesso, a causa delle naturali ansie dei genitori, si ricorre a esami non necessari che, anziché rassicurare, finiscono per amplificare lo stress nei più piccoli. Come Società Italiana di Pediatria, il nostro obiettivo è supportare le famiglie nella gestione serena di questi disturbi, fornendo strumenti basati sulle più recenti evidenze scientifiche e promuovendo un approccio di cura centrato sulla salute psico-fisica dei bambini”, afferma Annamaria Staiano, presidente della Sip.
L’intestino e il cervello – viene spiegato in un comunicato – comunicano costantemente e questa connessione incide su molte funzioni viscerali (come secrezione, motilità, composizione del microbioma), influenzando anche le nostre emozioni e sensazioni fisiche. Uno squilibrio in questo delicato dialogo con un eccesso di informazioni provenienti dall’intestino (ipersensibilità viscerale) o dal cervello (stress, disturbi ansiosi) può portare a disturbi. Non a caso, i disordini funzionali dell’intestino sono ora chiamati “disturbi dell’interazione intestino-cervello” (Dgbi), un termine che enfatizza quanto questo legame sia cruciale per la nostra salute. Questi disturbi possono manifestarsi in tutte le fasce di età pediatrica: dai rigurgiti nei lattanti fino alla stipsi funzionale e al colon irritabile nei bambini più grandi. Pur essendo generalmente di lieve entità, rappresentano oltre il 50% delle visite di gastroenterologia pediatrica.
La Sip sottolinea che un’alimentazione corretta, a partire dai primi mille giorni di vita, è fondamentale per il benessere fisico e mentale dei bambini. È importante considerare non solo ciò che mangia il bambino, ma anche la dieta della madre durante l’allattamento, poiché quest’ultima può influenzare le preferenze alimentari del neonato. “La dieta mediterranea è una delle scelte più sicure e complete per il benessere dell’asse intestino-cervello, grazie alla sua ricchezza di fibre, antiossidanti e grassi sani”, precisa Maria Immacolata Spagnuolo, associato di Pediatria all’Università Federico II di Napoli, aggiungendo che, “inoltre, è fondamentale leggere attentamente le etichette degli alimenti: molti snack, apparentemente salutari, contengono additivi e sostanze che possono avere risvolti negativi sulla salute del bambino e favorire l’insorgenza dell’obesità”.
Accanto alle cure tradizionali, stanno emergendo approcci alternativi che hanno dimostrato efficacia nella gestione dei disturbi dell’interazione intestino-cervello nei bambini. “La terapia cognitivo-comportamentale aiuta i bambini a prendere consapevolezza dei propri stati di ansia, insegnando loro a modulare le reazioni emotive e a non somatizzare il dolore intestinale”, spiega Giovanni Di Nardo, gastroenterologo pediatra e professore di Pediatria della Sapienza Università di Roma.