I ricercatori del Centro di Ateneo studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica hanno svolto uno studio interdisciplinare sulla realtà dell’Associazione Cometa, i cui risultati saranno discussi domani a Milano. I ricercatori hanno utilizzato metodi qualitativi e quantitativi per indagare le peculiarità del modello attraverso strumenti come le interviste ai giovani usciti da Cometa, i diari digitali dei genitori affidatari, le “doppie lune” elaborate con i minori accolti, i focus group condotti con gli stakeholder esterni.
In particolare, l’esperienza di affido analizzata attraverso lo strumento delle “doppie lune”, che mira a definire la “doppia appartenenza” espressa dai minori alla famiglia affidataria e naturale, ha evidenziato alcune difficoltà incontrate nell’integrazione tra questi due poli familiari: “Solo il 21,7% dei minori è riuscito a sviluppare un senso di appartenenza rivolto a entrambe le famiglie”. Tuttavia, nonostante la situazione di apparente criticità, “i giovani adulti ex affido di Cometa sembrano stare molto meglio”. Infatti, dai risultati emersi dalle interviste in profondità “si evince il ruolo protettivo e promozionale dell’Associazione nella transizione all’età adulta, favorendo una maggiore autonomia dei ragazzi e la formazione di un’identità adulta consapevole e resiliente, salvaguardando nel lungo periodo la doppia appartenenza, che risulta essere più problematica durante le prime fasi dell’affido”.
Un elemento chiave del successo educativo del modello Cometa è emerso dal miglioramento delle relazioni tra i minori e le famiglie affidatarie espresso nei diari digitali compilati dalle famiglie affidatarie: “Il 91,8% dei genitori riporta un aumento o un mantenimento dell’affetto reciproco nel tempo con i figli in affido”. Anche le relazioni sociali più estese rappresentano un importante indicatore di un approccio educativo orientato a sviluppare la socializzazione e l’integrazione dei giovani: “Il 73,4% delle famiglie segnala un incremento del numero di amici dei minori in affido, e il 72,4% dei figli in affido partecipa a gruppi rivolti a minori come attività sportive, di dopo scuola, associative o comunitarie”.
Restano sfide rilevanti nella gestione dei rapporti con le famiglie naturali che richiedono un continuo affinamento del modello per promuovere un empowerment relazionale sostenibile e inclusivo per tutti gli attori coinvolti.