“Il Padre dei cieli ci offre la sua santità, ma non ce la impone”. Lo ha detto il Papa, durante l’Angelus di ieri, nella festa di Ognissanti. “La semina in noi, ce ne fa sentire il gusto e vedere la bellezza, ma poi aspetta la nostra risposta”, ha proseguito Francesco: “Lascia a noi la libertà di seguire le sue buone ispirazioni, di lasciarci coinvolgere dai suoi progetti, di fare nostri i suoi sentimenti, mettendoci, come lui ci ha insegnato, al servizio degli altri, con una carità sempre più universale, aperta e rivolta a tutti, al mondo intero”. “Tutto questo lo vediamo nella vita dei santi, anche nel nostro tempo.”, ha commentato il Papa, citando l’esempio di San Massimiliano Kolbe, “che ad Auschwitz chiese di prendere il posto di un padre di famiglia condannato a morte”, di Santa Teresa di Calcutta, “che spese la sua esistenza al servizio dei più poveri tra i poveri”, e del vescovo Sant’Oscar Romero, “assassinato sull’altare per aver difeso i diritti degli ultimi contro i soprusi dei prepotenti”. “E così possiamo fare la lista di tanti santi, tanti”, ha sottolineato il Papa: “Quelli che veneriamo sugli altari e altri, che a me piace chiamare i santi della porta accanto, quelli di tutti i giorni, nascosti, che portano avanti la loro vita cristiana quotidiana”. “Quanta santità nascosta c’è nella Chiesa!”, ha esclamato Francesco, menzionando i santi plasmati dalle Beatitudini: “Poveri, miti, misericordiosi, affamati e assetati di giustizia, operatori di pace. Sono persone piene di Dio, incapaci di restare indifferenti ai bisogni del prossimo; sono testimoni di cammini luminosi, possibili anche per noi”. “Domandiamoci adesso: io chiedo a Dio, nella preghiera, il dono di una vita santa?”, gli interrogativi finali: “Mi lascio guidare dai buoni impulsi che il suo Spirito suscita in me? E mi impegno in prima persona a praticare le Beatitudini del Vangelo, negli ambienti in cui vivo?”.