“Sono state proclamate le beatitudini evangeliche, il programma di Gesù per realizzare una vita bella e felice, quindi una vita santa, anche se fatiche e prove non ci sono risparmiate!”. Lo ha detto, ieri sera, il vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, nell’omelia della messa celebrata in cattedrale per la solennità di Ognissanti.
“Le beatitudini di Gesù risuonano come un appello alla gioia, alla felicità, eppure dentro il nostro contesto di vita rischiano di essere interpretate come un progetto ideale, lontano dalla nostra attuale realtà. Il mondo, infatti, è oggi fin troppo abituato a perseguire non tanto le beatitudini evangeliche, quanto piuttosto le contro beatitudini, che stridono davanti al progetto di Gesù, il quale invece invita alla mansuetudine, alla purezza di cuore, a costruire la pace e la giustizia, a fidarsi di Dio e a non confidare nei beni terreni. Il regno di Dio appartiene già fin d’ora a quelli che si comportano così”, ha sottolineato il porporato.
“Le beatitudini non presentano perciò un ideale irrealizzabile. Il cristianesimo non è finalizzato a fare di ciascuno di noi dei super uomini. Dio rispetta fino in fondo la nostra umanità e desidera semplicemente che essa fiorisca nella sua interezza, dentro la normalità della nostra esistenza quotidiana”, ha precisato, evidenziando che “i Santi, di cui oggi facciamo memoria, non hanno vissuto una vita angelica, ma semplicemente una vita piena, completamente umanizzata, libera dalle tante forme della schiavitù del male e protesa a costruirsi creativamente nella libertà dell’amore. Indicandoci la via della santità, i santi ci mostrano la nostra distanza, ossia quanto non abbiamo fatto passi avanti e noi ne proviamo vergogna. Un appello ad avanzare sulle vie di Dio!”.
Poi un invito a ripensare alle beatitudini: “Esse sono state intese da Gesù come espressione di una vita dentro la quale il divino permette la piena fioritura dell’umano. Lasciamoci invadere dalla grazia dello Spirito, nonostante le nostre crepe personali: proprio attraverso di esse passa, la sua luce! Esse sono innanzitutto un dono che Dio ci affida se accogliamo il suo desiderio di farci crescere nella capacità di dono che il nostro servizio richiede, al di là del nostro egoismo o dei nostri scoraggiamenti”.
Il card. Catoni ha concluso: “Vivere alla luce delle beatitudine richiede, però, da parte nostra, la piena adesione alla chiamata di Dio, alla sua volontà, che si traduce sempre in una libera risposta d’amore a Colui che ci ha amato per primi. Ci aiuti la compagnia dei Santi a rispondere alla chiamata di Dio, che ha per noi progetti meravigliosi che conducono a una pienezza di pace e di amore”.