“Abbiamo bisogno di ricordare i nostri cari defunti per non rischiare di perdere una dimensione fondamentale della nostra umanità”. Ne è convinto mons. Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo, che nell’omelia della messa per i defunti ha segnalato “con preoccupazione come si sita diffondendo la pratica di evitare qualsiasi rito, non solo religioso ma anche laico, in occasione della morte di un familiare: si stanno diffondendo infatti i casi in cui la salma viene avviata alla sepoltura o alla cremazione non solo senza un momento di preghiera, ma neppure di saluto e di congedo. La prassi della cremazione, poi, rende possibile la conservazione delle ceneri al di fuori dei cimiteri e ciò comporta l’impossibilità di una memoria comunitaria e un’ulteriore privatizzazione della morte”. No, allora, alla tentazione di rendere l’articolo del Credo “credo la vita eterna” una formula “vuota di significato”, basando il rapporto con i defunti “su aspetti molto materiali, oserei dire fisici, che sulla comunione in Dio con i nostri cari vissuta nella preghiera e nella partecipazione all’eucaristia”.