Nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, in soli quattro giorni, sono state sfollate più di 20mila persone, di cui più di 17mila ospitate in 15 siti di sfollamento, mentre la violenza delle bande continua ad aumentare. La denuncia arriva dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). La crisi, secondo l’agenzia dell’Onu, ha interrotto le catene di approvvigionamento essenziali e ha lasciato la città completamente isolata. Molte di queste persone hanno affrontato sfollamenti multipli e sono state ripetutamente costrette a fuggire dalla violenza, lasciandosi alle spalle quel poco che erano riuscite a ricostruire. Una tale portata di sfollamenti non si vedeva dall’agosto 2023. La chiusura del traffico aereo ha limitato l’accesso al principale porto del Paese e le rotte non sicure controllate dai gruppi armati hanno lasciato l’area metropolitana in uno stato di paralisi quasi totale, aggravando le sofferenze di una popolazione già vulnerabile. “L’isolamento della capitale Port-au-Prince sta peggiorando una situazione umanitaria già disastrosa – ha dichiarato il capo missione dell’Oim Haiti, Grégoire Goodstein -. La nostra capacità di fornire assistenza è al suo massimo. Senza un immediato sostegno internazionale, le sofferenze peggioreranno in modo esponenziale”. L’Organizzazione assiste attivamente gli sfollati interni attraverso l’erogazione di sussidi per l’affitto e la creazione di cliniche mobili che offrono cure mediche di base, medicinali e servizi di protezione come il sostegno psicosociale, il lavoro di ricongiungimento familiare e l’assistenza ai sopravvissuti alla violenza di genere. L’Oim continua a coordinare la gestione dei siti e la fornitura di acqua agli sfollati interni. Le operazioni nel resto del Paese proseguono e comprendono il sostegno ai migranti espulsi ai valichi di frontiera, la riabilitazione dei centri di protezione dei migranti e vari progetti di stabilizzazione delle comunità.