Nella diocesi di Ales-Terralba per la Giornata mondiale dei poveri nelle parrocchie la Caritas ha condiviso con le parrocchie e i centri d’ascolto la riflessione del direttore don Marco Statzu che invita a testimoniare la carità rafforzati dalla preghiera, affinché diventi via di comunione con i poveri e di condivisione della loro sofferenza. “Non ci abitueremo mai alla povertà, non ci possiamo abituare a ricevere persone bisognose, perché corriamo il rischio di diventare un ufficio sociale. Per questo ogni anno celebriamo la Giornata mondiale dei poveri”, spiega don Statzu. La Caritas si dice convinta che si possono compiere gesti importanti e concreti per aiutare chi è in difficoltà e chi cerca nuove opportunità di riscatto. Per questo promuove la campagna donazioni “Cosa facciamo, cosa puoi fare” per raccogliere offerte per contribuire a portare avanti le opere della diocesi nel campo della formazione, dell’educazione, del sostegno alle persone emarginate e della mondialità. In quattordici centri della diocesi i volontari delle Caritas parrocchiali lavorano per sostenere persone in difficoltà, anche con il contributo della Caritas diocesana, attraverso la quale ogni anno vengono distribuite tonnellate di generi di prima necessità che provengono dal Fondo di aiuti europei agli indigenti, dal Fondo Nazionale, ma anche da acquisti fatti direttamente dalla Caritas diocesana, oltre che da raccolte nelle parrocchie e nei supermercati. A livello diocesano, il Centro d’ascolto e lo Sportello di orientamento offrono servizi differenti, accompagnando le persone con difficoltà particolari, e cercando di individuare un percorso personalizzato che le aiuti a ritrovare stabilità e serenità, oltre che autonomia e dignità. Inoltre continuano i servizi di doposcuola a Sardara e Terralba, e il servizio di prossimità ai bambini con DSA e BES, fornito in collaborazione con professionisti del settore. La Caritas di Ales-Terralba periodicamente incontra i ragazzi delle Scuole superiori e propone opportunità di formazione. La carità – si legge in una nota – diventa “così educazione, promozione, animazione nelle comunità: smette di essere elemosina e diviene fraternità”.