“Mentre una parte del mondo è condannata a vivere nei bassifondi della storia, mentre le disuguaglianze crescono e l’economia penalizza i più deboli, mentre la società si consacra all’idolatria del denaro e del consumo, succede che i poveri e gli esclusi non possono fare altro che continuare ad aspettare”. A denunciarlo è stato il Papa, nell’omelia della messa per la Giornata mondiale dei poveri, presieduta nella basilica di San Pietro. “Ma ecco che Gesù, in mezzo a quel quadro apocalittico, accende la speranza”, ha assicurato Francesco sulla scorta del Vangelo: “Spalanca l’orizzonte, allarga il nostro sguardo perché impariamo a cogliere, anche nella precarietà e nel dolore del mondo, la presenza dell’amore di Dio che si fa vicino, non ci abbandona, agisce per la nostra salvezza”. “Sul Calvario, il sole si oscurerà e le tenebre scenderanno sul mondo”, le parole sulla morte di Gesù: “ma proprio in quel momento il Figlio dell’uomo verrà sulle nubi, perché la potenza della sua risurrezione spezzerà le catene della morte, la vita eterna di Dio sorgerà dal buio del sepolcro e un mondo nuovo nascerà dalle macerie di una storia ferita dal male. Questa è la speranza che Gesù ci vuole consegnare”. “Anche noi siamo chiamati a leggere le situazioni della nostra storia terrena”, l’’appello del Papa: “laddove sembra esserci soltanto ingiustizia, dolore e povertà, proprio in quel momento drammatico, il Signore si fa vicino per liberarci dalla schiavitù e far risplendere la vita. Siamo noi, noi suoi discepoli, che grazie allo Spirito Santo possiamo seminare questa speranza nel mondo”.