“Il rischio peggiore è che la guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo rallenti i progressi dei quali voi stessi siete testimoni; il rischio che armi costosissime rubino alla cultura i mezzi necessari per diffondersi; che i conflitti impediscano agli studenti di apprendere e ricercare, distruggendo scuole, università e progetti educativi. La guerra distrugge tutto!”. È il passaggio più forte del discorso tenuto da Papa Francesco oggi ai partecipanti al Convegno della Biblioteca Apostolica Vaticana “Conservata et perlecta aliis tradere. Biblioteche in dialogo”, che si svolge dal 14 al 16 novembre. “Molte istituzioni culturali si trovano così indifese davanti alla violenza delle guerre e della depredazione. Quante volte è già successo in passato! Impegniamoci perché non succeda più: allo scontro di civiltà, al colonialismo ideologico e alla cancellazione della memoria rispondiamo con la cura della cultura. Sarebbe grave che, oltre alle tante barriere tra gli Stati, si innalzassero anche muri virtuali. A tale riguardo, voi bibliotecari avete un ruolo importante, oltre che per la difesa del patrimonio storico, anche per la promozione della conoscenza. Vi incoraggio a continuare a lavorare affinché le vostre istituzioni siano luoghi di pace, oasi di incontro e di libera discussione”.
Il Papa ha quindi indicato ai bibliotecari alcuni “criteri” di riferimento. “Possiate favorire studi a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati, favorendo nel silenzio e nella meditazione la crescita di un nuovo umanesimo”. Francesco ha anche esortato le Biblioteche a lavorare affinché “l’unità prevalga sul conflitto. La ricerca accademica suscita inevitabilmente momenti di controversia, che vanno svolti all’interno di un dibattito serio, per non giungere alla prevaricazione. Le biblioteche devono essere aperte a tutti gli ambiti di conoscenza, testimoniando una comunione d’intenti tra differenti prospettive”. Infine ha chiesto di “ad armonizzare la tensione tra locale e globale, ricordando che nessuno è un individuo isolato, ma ognuno è una persona che vive di legami e reti sociali, cui partecipare con responsabilità”.