Abusi: mons. Baturi (Cei), “uno strappo così può essere sanato solo da un cambiamento radicale di cultura, di metodo, di cuore”

(Foto Calvarese/SIR)

“Attratti al volto di Cristo possiamo guardare, in questa IV Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, anche questo dramma immenso. Non volgiamo lo sguardo da un’altra parte”. Lo ha detto mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, nell’omelia per i vespri e la preghiera per le vittime di abusi, stasera, nell’ambito dell’Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, nella basilica di San Paolo fuori le mura. Ricordando il tema “Ritessere fiducia”, l’arcivescovo ha sottolineato “la necessità di non lasciar cadere alcun filo dei rapporti”. “Tutti i sussidi di questa Giornata sono stati redatti da vittime di abusi e da loro familiari cosicché leggere, meditare e pregare questi testi è come un cammino verso la cisterna buia e vuota in cui si sono sentiti scaraventati, soli e spogliati di tutto, ma anche verso l’aurora di speranza di un cambiamento possibile per grazia. Per-dono”, ha osservato. In maniera chiara, mons. Baturi ha evidenziato che “uno strappo come l’abuso non può essere sanato da una nuova toppa ma solo da una nuova veste, da un cambiamento radicale di cultura, di metodo, di cuore, un cambiamento che richiede l’infinita pazienza del dolore espresso e ascoltato, la speranza alimentata e valorizzata, la fiducia riannodata. E tutto perdonato”. “Questo cambiamento – ha aggiunto – è possibile imparando ad amare gratuitamente i nostri piccoli, senza possessività e violenza, senza alcuna pretesa. La vita nostra per la loro felicità. Per noi, oggi, tale cambiamento è parte della grazia della fede, della scelta di seguire il Signore per guardare i piccoli come lui li guarda, per amarli come lui li ama. Così la gratitudine della fede diviene cura”. Infine, l’invito a tutti i presenti a “essere gli occhi, gli orecchi, le braccia di Cristo per ogni piccolo affidato alle nostre cure”. “La vera conversione verso i più piccoli significa oggi per noi assumere gli stessi sentimenti che sono stati di Gesù, che ha accolto con amore gratuito gli ultimi e ha dato loro la dignità che meritano”.

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