“Una nuova legge dovrebbe sempre prendere in considerazione l’impatto che ha sul bene comune della popolazione e non semplicemente sui casi particolari che si presentano. Nel caso della legislazione sul suicidio assistito, presentata dalla parlamentare laburista Kim Leadbeater, che verrà votata dal parlamento di Westminster, per la prima volta, il prossimo 29 novembre, sappiamo già che potrebbe avere un impatto su come le risorse verranno distribuite dal Servizio sanitario nazionale. Inoltre influenzerà i rapporti dentro le famiglie, tra i dottori e i loro pazienti e il modo in cui verranno trattati i più vulnerabili”. Con queste parole il primate cattolico di Inghilterra e Galles Vincent Nichols ha dato il via alla conferenza stampa con i giornalisti britannici dedicata alle conclusioni della plenaria dei vescovi inglesi che si è svolta alla Hinsley Hall di Leeds da lunedì 11 novembre a giovedì 14. Quasi tutto l’incontro è stato dedicato alla nuova normativa che darebbe ad adulti malati terminali, capaci di intendere e di volere, il diritto di porre fine alla propria vita e che potrebbe essere approvata perché i deputati di Westminster saranno liberi di votare secondo coscienza. Allo stesso argomento i vescovi inglesi hanno dedicato un documento che hanno pubblicato insieme alla Conferenza episcopale cattolica scozzese.
“Nel cuore della nostra discussione sul suicidio assistito dovrebbe esservi la consapevolezza che ogni essere umano ha una dignità che va oltre l’autonomia personale”, ha detto ancora il cardinale Nichols. “Siamo uniti dal dono della vita e non siamo atomi isolati”. È toccato, poi, al vescovo John Sherrington, della diocesi di Westminster, riprendere le preoccupazioni espresse, nei giorni scorsi, anche dal ministro della Sanità Wes Streeting, che ha dichiarato che la nuova legge potrebbe mettere a rischio le risorse destinate alle cure palliative. “Chiediamo che le cure palliative vengano aumentate e finanziate in modo più adeguato”, ha spiegato il vescovo Sherrington, “perché sono indirizzate all’intera persona e alleviano dolore fisico e psicologico, garantendo sostegno emotivo e spirituale ai pazienti. Questo tipo di cure, in questo momento, non è sempre disponibile nel Regno Unito. Lanciamo un appello a tutti i cittadini britannici, cristiani e non e di altre fedi, perché si uniscano a noi nel difendere i più deboli e vulnerabili nella nostra società, gli infermi e gli anziani, la vita dei quali è a rischio come conseguenza di questa legislazione”. Sempre il vescovo Sherrington ha spiegato che “il periodo di tempo dedicato alla discussione di questa legge non è sufficiente. Non solo. A rischio è anche la possibilità, per il personale medico, di fare obiezione di coscienza. Dobbiamo anche notare come l’esperienza di altri Paesi dove il suicidio assistito è stato legalizzato, come Belgio, Olanda, Canada e parti degli Stati Uniti, ci dice che le misure previste dalla legge a tutela dei più deboli vengono presto dimenticate. Il risultato è che il suicidio assistito viene consentito anche per chi soffre di malattie mentali o ha ancora una buona possibilità di sopravvivere pur essendo molto malato”.