“L’essere qui insieme, laici, laiche, vescovi, preti, religiose e religiosi, nella diversità di competenze, ruoli, carismi e ministeri che ci contraddistingue, per continuare a discernere e costruire insieme i passi di questo cammino, non è un segno che possiamo permetterci di trascurare”. Lo ha detto Erica Tossani, della presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale, intervenendo all’apertura della prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, in corso a Roma nella basilica di San Paolo fuori le mura fino al 17 novembre. “Tenere aperto il dialogo, continuare a stare seduti allo stesso tavolo attraversando gli inevitabili conflitti che emergono e mettendo in discussione le proprie certezze, senza cedere alla facile scorciatoia di far saltare il banco, è forse la più grande profezia che possiamo essere e portare al nostro tempo”, ha proseguito la relatrice: “un tempo in cui pare che, dinnanzi alle differenze, le uniche opzioni possibili siano l’assimilazione, la divisione o la guerra”. Tra i doni più grandi del Sinodo dei vescovi che si è appena concluso, ha detto Tossani, “c’è certamente quello di aver respirato ancora una volta e a pieni polmoni l’universalità del Vangelo e di aver preso consapevolezza, non senza commozione, che la Buona Notizia si è diffusa da un confine all’altro della terra e si è incarnata ovunque. Potersi immergere nella straordinaria diversità di esperienze delle Chiese di tutto il mondo, gustare la gioia e la fatica dell’incontro fra culture e tradizioni differenti, permettere al mondo e alle sue istanze di squarciare l’angusta prospettiva da cui spesso guardiamo la storia, anche quella della salvezza: tutto questo dice la ricchezza del Sinodo universale”. “Pur con le dovute proporzioni, anche il Cammino Sinodale delle Chiese in Italia ci ha regalato e continua a regalarci la medesima esperienza”, la testimonianza di Tossani: “la bellezza di incontrarci, di conoscerci e riconoscerci nelle nostre specificità e differenze geografiche, culturali ed ecclesiali, di andare oltre il nostro piccolo orto, uniti da quella comune passione per il Vangelo e per l’umanità che ci fa ardere il cuore e che ci inquieta. In fondo, siamo qui per questo oggi: perché è la passione per il Vangelo e per l’umanità che ci brucia dentro”.