È emergenza maltempo in tutto il Paese, e in particolare nelle regioni occidentali lungo il litorale del Pacifico, le più povere. Di fronte all’emergenza che la Colombia sta vivendo a causa delle forti piogge, la Chiesa cattolica, a partire dalla Conferenza episcopale, chiede la solidarietà di tutti i fedeli, delle aziende e delle istituzioni per aiutare le oltre 40.000 famiglie che sono state colpite in modo consistente dalle inondazioni e dalle frane (ma si parla di 100 mila persone in qualche modo coinvolte nel solo dipartimento occidentale del Chocó). In un messaggio diffuso ieri e pervenuto al Sir, la Conferenza episcopale colombiana (Cec) chiede a tutte le parrocchie e ai centri di pastorale sociale del Paese di mettere in atto con urgenza azioni concrete e di unirsi alle iniziative portate avanti dai 25 banchi alimentari presenti nelle regioni e amministrati dalla Chiesa, così come dal Segretariato Nazionale di Pastorale Sociale – Caritas Colombia. In questo contesto, il Banco Alimentare dell’Arcidiocesi di Bogotà ha riferito che il 12 novembre ha effettuato una prima spedizione di oltre 70 tonnellate di cibo a diverse regioni del Paese che sono state maggiormente colpite dall’emergenza, tra cui i dipartimenti di Chocó (ovest del Paese), La Guajira (nord), le città di Santa Marta, Cartagena (nord) e Tumaco. (sud).
Come accennato, particolarmente grave la situazione nel dipartimento del Chocó, dove, agli effetti dell’alluvione si uniscono le conseguenze dello “sciopero armato” (in pratica, un coprifuoco generale imposto con le armi) indetto dall’Esercito di liberazione nazionale. Di fronte a tale ulteriore atto di prevaricazione, il vescovo di Istmina-Tadó, mons. Mario de Jesús Álvarez, ha espresso la sua profonda preoccupazione per l’impatto che questo potrebbe avere sulla popolazione, aggiungendo che quello dell’Eln “non è altro che un attacco al diritto umanitario internazionale e ai diritti umani delle popolazioni che sono quelle che subiscono questo impatto”. Nel caso che l’azione della guerriglia prosegue, ha aggiunto. Il presule, “la popolazione resterà confinata nelle proprie comunità e qui la gente vive in un continuo movimento lungo i fiumi”. Di fronte a questa realtà, il presule ha rivolto un appello urgente a questo gruppo affinché interrompa la propria decisione.