“La notizia di quanto avvenuto mi ha profondamente addolorato. Sono vicino ai familiari della vittima, ai suoi amici, come anche ai colleghi di lavoro che in questo momento vivono ore difficilissime. Nelle scorse settimane ho potuto visitare alcune cartiere del nostro territorio ed ho visto l’impegno e la dedizione in merito alla sicurezza dei lavoratori. In attesa di comprendere meglio le dinamiche di quanto avvenuto, però, penso all’uomo di 69 anni che ha perso la vita, penso ai suoi cari. E dico che l’impegno per la sicurezza dei lavoratori non può e non deve venire meno, mai”. Lo afferma l’arcivescovo di Lucca, mons. Paolo Giulietti, in merito alla morte di Luca Cavati.
Le comunità diocesane di Pescia e di Lucca sono unite nel dolore per la morte di Luca Cavati. L’uomo è morto, infatti, sul lavoro in una cartiera della Piana di Lucca ma era originario di Pescia. Un lutto, gravissimo, che unisce nel dolore due diocesi. Non a caso i due Uffici per la pastorale sociale e del lavoro delle diocesi di Lucca, diretto da Luca Pighini, e di Pescia, diretto da Stefano Natali, sentono il dovere di porgere insieme le più sentite condoglianze a tutte le persone vicine a Luca.
“Questo fatto di gravità inaudita – sostengono i due direttori – diventi spunto di preghiera e di riflessione per le nostre comunità. La Dottrina sociale della Chiesa insegna che ogni individuo è creato a immagine di Dio e merita rispetto e protezione. Il lavoro, considerato un dono e una vocazione, dovrebbe essere un luogo di realizzazione personale e un contributo al bene comune, non un ambiente pericoloso e insicuro. Papa Francesco ha frequentemente richiamato l’attenzione sulla necessità di creare condizioni di lavoro giuste e sicure. Egli invita a una cultura della vita che protegga ogni persona, specialmente i lavoratori che spesso sono i più vulnerabili. Le morti sul lavoro non sono solo statistiche fredde, ma rappresentano famiglie spezzate e comunità segnate dal dolore”. Poi Pighini e Natali insistono: “È imperativo che le istituzioni, le aziende e la società civile collaborino non solo per migliorare le normative sulla sicurezza ma per una effettiva promozione di una cultura della prevenzione, garantendo che i diritti dei lavoratori siano rispettati. Investire nella formazione, nell’equipaggiamento adeguato e nel rispetto delle procedure di sicurezza non è solo un obbligo legale, ma un dovere morale verso nostri fratelli e sorelle”. I due direttori concludono: “Le continue morti sul lavoro in Italia rappresentano una ferita aperta nella nostra società, un segno preoccupante di inefficienze strutturali e di una mancanza di rispetto per la vita umana. Ogni giorno, vite preziose vengono spezzate a causa di incidenti evitabili, dimostrando che la sicurezza sul lavoro non è ancora una priorità assoluta come dovrebbe essere”.