“Religioni e costruzione della pace nel Mediterraneo”: è il titolo della tavola rotonda durante la quale, stamattina, presso l’aula magna della Pontificia Facoltà Teologia dell’Italia meridionale (Pftim) della sezione Luigi, si sono confrontate Sihem Djebbi, musulmana, Giuseppina De Simone, cristiana, e Tamar Elad-Appelbaum, ebrea israeliana, per parlare di costruzione della pace nel Mediterraneo. Giuseppina De Simone, coordinatrice della specializzazione in Teologia fondamentale presso la Pftim, in rappresentanza delle donne cristiane, ha sottolineato il lavoro della Rete teologica mediterranea, che coinvolge teologi e teologhe delle cinque sponde del Mediterraneo e “che ci vede impegnati come sezione San Luigi, insieme all’intera Facoltà Teologica di Napoli, nella direzione della costruzione di percorsi di pace, ricercando i fondamenti e le condizioni che possono ritessere i legami tra i popoli”.
“Una teologia – ha sottolineato De Simone – che aiuta ad assumersi la responsabilità per la storia, oltre ogni rassegnazione”.
Da Tamar Elad-Appelbaum, rabbina, fondatrice e leader spirituale di Kehilat Zion a Gerusalemme (una comunità di ebrei israeliani), arriva un grido di aiuto: “Questi sono giorni di profondo dolore e tristezza. Dal 7 ottobre 2023, tante vite e tanti cuori sono stati spezzati dalla violenza, dall’odio, dalla sofferenza e dalla disperazione. Molti hanno perso la speranza nell’umanità, molti si sentono abbandonati e soli”.
In mezzo a questo fallimento umano, c’è un posto per la religione nella costruzione della pace? “Sì, più che mai – ha affermato la rabbina –. Perché questo è il compito di coloro che temono Dio e seguono le sue vie con umiltà, di coloro che credono, in mezzo all’abisso umano, che Dio è un faro eterno, che guida per sempre coloro che ascoltano, verso un futuro di parentela e di pace”.
Nella seconda parte della tavola rotonda don Benedetto Di Bitonto, responsabile della comunità dei cattolici di lingua ebraica a Gerusalemme è stato intervistato da Filomena Sacco, docente di Teologia morale. Don Benedetto dal 2010 vive a Gerusalemme, nella comunità dei cattolici di lingua ebraica. È stato ordinato sacerdote nel 2019 e dal 2021 è incaricato della comunità cattolica ebreofona di Gerusalemme. Da più di dieci anni la comunità guidata da don Benedetto è impegnata in un bet midrash (nella tradizione ebraica, un luogo in cui si studia insieme) interreligioso, avendo come partner la comunità “Sion”, fondata e guidata dalla rabbina Tamar Elad-Appelbom. In questi anni, a scadenza mensile, hanno studiato insieme, ebrei e cristiani, il Pentateuco, proponendo esempi esegetici di entrambe le tradizioni religiose, e nell’ultimo anno si stanno dedicando ai Salmi, sempre in duplice prospettiva.