“Tu, Papa Francesco, indichi un metodo di vita diverso, costruttivo e rigenerante, semplice e praticabile da tutti: ‘Non dimentichiamo di custodire i piccoli particolari dell’amore: fermarsi, avvicinarsi, dare un po’ di attenzione, un sorriso, una carezza, una parola di conforto’. I miei figli e fratelli della Chiesa di Cremona ti promettono di provarci ancora, ne sono sicuro. Ed io, che benigno proteggo Cremona da secoli, saprò ancora ispirare cristiani e cittadini così, attenti a rammendare le relazioni, a tessere l’armonia delle diversità, a pregare e lavorare per la giustizia e la pace”. Si conclude con queste parole la “lettera” che il patrono di Cremona, Sant’Omobono, ha scritto a Papa Francesco, letta dal vescovo Antonio Napolioni durante la messa solenne che ha presieduto in mattinata in cattedrale. Il testo, ha comunicato il presule, è stato inviato al Santo Padre.
“Carissimo Papa Francesco, ti scrivo insieme a tutta la Chiesa di Cremona, di cui da più di otto secoli sono il patrono”, l’inizio della missiva: “Ti scrivo perché sono felice di rimarcare la provvidenziale coincidenza che unisce il 13 novembre, giorno in cui la Chiesa di Cremona mi festeggia come santo, alla Giornata mondiale dei poveri, che quest’anno celebrate il 17 novembre. Anche quassù è giunta eco del messaggio che hai scritto per tale VIII Giornata, e senza falsa umiltà, sembra che tu stia descrivendo proprio la mia piccola vita e la spiritualità che l’ha animata. Ad essa guardano ancora i cristiani cremonesi”. “Preghiera, poveri e pace: queste – viene sottolineato nel testo – erano le passioni maturate giorno dopo giorno nel mio umile cuore di uomo concreto della piccola borghesia cremonese. Mi fa impressione che poi, nei secoli, sia cresciuta dietro di me una comunità che ha imparato ad ideare e attuare tante iniziative di solidarietà, forme di prossimità, che ancora oggi colpiscono e impegnano”. “E mi colpisce – viene aggiunto con un richiamo al tema scelto per la Giornata mondiale dei poveri 2024 – che tu oggi chieda a tutti di fare un passo in più, quello di ‘fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro…’”. “Ieri – continua il testo – donne e uomini come me e tanti altri amici del Signore, e oggi come te Papa Francesco, ci sentiamo spinti a uscire, ad andare – pregando incessantemente, nel cuore – incontro agli altri, agli emarginati e agli ultimi, alle tante storie di solitudine che si nascondono nelle case e nelle periferie, al disagio di piccoli e grandi che urla, disturba e invoca vero ascolto e concreti gesti di amore”. La lettera si conclude assicurando: “Caro Papa, non dubitare: sia in cielo che in terra ci ricordiamo sempre di pregare per te”.