Società: Cdo, presentato oggi a Roma il “Manifesto del buon lavoro”

(Foto Cdo)

Compagnia delle Opere ha presentato a Roma, presso il Senato della Repubblica, il “Manifesto del buon lavoro”, che ha l’obiettivo di essere uno spunto di ragionamento per sostenere un lavoro all’altezza del desiderio umano integrale. La Cdo sostiene che il successo di un’impresa si misura dalla sua capacità di generare valore duraturo per tutti, per i lavoratori e per la società, non solo per gli azionisti. E questo richiede una conversione, un cambiamento di concezione del lavoro, una educazione continua, “un lavoro nel lavoro” da parte di tutti i soggetti coinvolti (imprenditori, manager, dipendenti, professionisti, scuola, istituzioni).
Cdo nel Manifesto sostiene alcune azioni concrete. Innanzitutto, “il lavoro deve tornare ad essere fonte di relazioni positive. Si deve rivedere l’organizzazione del lavoro nelle imprese, affinché chi lavora non si senta ‘schiacciato’ dal lavoro, ma rafforzato nella sua libertà. Lavorare deve essere un’avventura positiva, in cui ciascuno è protagonista e partecipe del miglioramento del mondo”. Occorre “sviluppare percorsi di apprendimento e di aggiornamento delle competenze all’interno delle aziende, incentivandoli attraverso agevolazioni fiscali (credito d’imposta) e riduzione del costo del lavoro (decontribuzione) per le ore dedicate alla formazione”. È necessario “sostenere le imprese che valorizzano la creatività dei collaboratori, introducendo sistemi di premi defiscalizzati, rivolti a singoli o a gruppi che propongono idee di miglioramento dei prodotti o dei processi produttivi, come avviene per i premi di produttività aziendale”. Si devono “cercare strumenti e procedure per aumentare la soddisfazione di chi lavora” e “la flessibilità organizzativa (smart working, settimana corta, ecc.) deve diventare patrimonio culturale e professionale di chi progetta e struttura le organizzazioni pensando al bene integrale dei collaboratori”. Si devono “sostenere e incentivare, anche nelle imprese più piccole, soluzioni di welfare aziendale che rispondano alle esigenze sociali dei dipendenti”. Le imprese dovrebbero essere incentivate a “sviluppare servizi sociali, educativi e sanitari”. È “importante sostenere la maternità e la paternità”, incentivando “il ricorso al lavoro somministrato per sostituire i lavoratori assenti e riducendo il costo del lavoro per coloro che vengono chiamati in sostituzione”. Ancora: “Le piccole imprese devono essere in grado di offrire percorsi di crescita economica e professionale competitivi con quelli dei grandi gruppi e occorre valorizzare il potenziale dell’immigrazione”. In tale contesto “risulta strategico sostenere lo sviluppo di percorsi che accompagnino ed educhino i giovani al lavoro, al suo valore e bellezza”. Serve, infine, “un sistema di regole (norme, contratti, prassi) più semplice da interpretare e applicare, che dia quelle certezze, sui diritti e doveri di tutti gli attori,”.
“Ci si domanda sempre più sul difficile rapporto tra vita lavorativa e sfera personale e, secondo numerosi studi, solo il 5% dei lavoratori risulta soddisfatto del proprio lavoro. È qualcosa su cui dobbiamo lavorare. Proprio per questo motivo vogliamo avere un impatto concreto riguardo a questo cambiamento, organizzando occasioni di incontro, dialogo, confronto, formazione e approfondimento, creando una vera e propria “scuola di impresa” per affrontare insieme le sfide dei prossimi anni – ha affermato Andrea Dellabianca, presidente nazionale di Cdo -. Dobbiamo ripensare l’organizzazione dei tempi e luoghi di lavoro non perché ci viene richiesto, ma perché convintamente pensiamo che sia di beneficio comune per l’imprenditore e i lavoratori. Solo dando un senso vero alle cose che facciamo è possibile ottenere un cambio che vuole essere una rivoluzione nel mondo lavoro che può vedere solo benefici e zero oneri”.

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