Il 60% delle famiglie povere del Nord sono straniere, questo “è uno dei motivi dell’alta crescita dei nuclei familiari in povertà assoluta nelle regioni settentrionali. Contribuisce anche il carovita e la scarsa fruizione delle misure di contrasto alla povertà come avviene nel Mezzogiorno”: lo ha spiegato oggi a Roma Federica De Lauso, del Servizio studi di Caritas italiana, presentando il Rapporto su povertà ed esclusione sociale 2024 intitolato “Fili d’erba nelle crepe”. Caritas italiana ha confrontato i più recenti dati Istat con i dati provenienti dai centri di ascolto e servizio diocesani, che confermano ancora “livelli record di povertà”, un fenomeno oramai “strutturale che fa parte del nostro connotato sociale”, con una “crescita inesorabile dal 2020 ad oggi, soprattutto nelle aree del Nord, dove la povertà è raddoppiata negli ultimi dieci anni”. Altri record poco invidiabili riguardano la povertà minorile, che tocca il 13,8% dei minori; i nuclei familiari stranieri in povertà (35%) e il “lavoro povero” che riguarda il 16% degli operai. Le cause della povertà tra i working poor sono “la bassa qualifica occupazionale – ha precisato De Lauso –, le retribuzioni stagnanti, una forte crescita dei part time involontari e la precarietà”. Riguardo ai salari bassi basta pensare che “dal 2013 al 2023 in Italia c’è stato un incremento del 16% delle retribuzioni lorde mentre in Europa si arriva al 30%”. Sulle 270.000 persone supportate dalle Caritas nei territori (in aumento del 5% rispetto al 2022) 1 persona su 4 ha un lavoro (nel 2010 i lavoratori poveri erano il 15%), 1 persona su 3 lamenta più bisogni e fragilità, segno che la povertà è sempre più multidimensionale e si è cronicizzata. Nel 2023 si stimano anche 34.000 persone senza dimora in Italia, cresce il disagio psicologico (+15%) e aumenta il numero di anziani che chiedono aiuto per una povertà di tipo relazionale. “Chi è povero è sempre più povero – ha affermato De Lauso – e ai poveri è negato il ‘diritto di aspirare’ a prospettive di vita migliori”. Ad offrire segnali di speranza sono i 3 milioni e mezzo di interventi Caritas e gli 84.000 volontari.