“L’ideologia della ‘transizione’ è un perfezionamento del modello di società ed economia vigente. Non porta ad un vero cambiamento poiché è mantenimento dello status quo. Nella migliore delle ipotesi resta un aggiornamento del sistema globale”. Ne ha parlato Roberto Mancini, professore di Filosofia teoretica all’università di Macerata, ospite del Forum missionario in corso a Montesilvano. “Per cambiare davvero il modello di politica e società contemporanea occorre”, a suo dire, “una conversione di civiltà”. Le parole-esca, secondo Mancini, sono “crisi, modernità, sostenibilità, crescita, competizione, inclusione, resilienza”. Per superare la strutturazione del sistema vigente servirebbe “invece una conversione alla vita”, che vuol dire “sostituire al potere l’amore”. Convertirsi significa “uscire dalla cultura del misconoscimento e dalla separazione, che vede l’altro ridotto a estraneo, la felicità ridotta a chimera e i morti ridotti ad un nulla”. La guerra oggi non è più soltanto episodica, argomenta Mancini, ma è “un vero e proprio sistema ben preparato e istituzionale contro le donne, i poveri, i migranti”.
Occorre allora formare i protagonisti della conversione: “persone corali, comunità locali trasformative, movimenti anticipativi, istituzioni eticamente orientate”, suggerisce il filosofo. Va data centralità ai movimenti sociali “per costruire alleanze tra partiti orientati eticamente” e dare spazio “alla relazione, alla fragilità, al rinnovamento”. La Chiesa in questo senso ha un ruolo fondamentale: “Riconciliare tutto ciò che è posto nel segno della divisione”, andando oltre il potere. “Nel messaggio evangelico i cristiani devono saper assumere la direzione di vita annunciata: servizio e cura anziché potere e condivisione”, è la conclusione.