“Il diacono non è un mini-prete, un sacerdote in miniatura ma con meno poteri: la sua è una vocazione specifica con l’accento sul servizio, da non confondere col sacerdozio, in un ottica di complementarità in vista dell’evangelizzazione”. Lo ha detto mons. Luis Fernando Ramos Pérez, arcivescovo di Puerto Montt, in Cile, rispondendo alle domande dei giornalisti durante il briefing odierno sul Sinodo sulla sinodalità, in corso in Vaticano fino al 27 ottobre. “Nella mia diocesi – ha raccontato – ci sono più diaconi permanenti che sacerdoti, diocesani o religiosi: sono un contributo straordinario e apprezzato dai fedeli. Non abbiamo tanti sacerdoti, e alcune parrocchie sono amministrate dal sacerdote con l’aiuto dei diaconi permanenti e dei laici”. “Prima di decidere di prendere parte al Sinodo, ho fatto un pre-Sinodo a casa per sapere se era una cosa buona o no andare a Roma per un mese. Sono stati tutti d’accordo, ma se ci fosse stato anche un solo no, non sarei partito”. Geert De Cubber, diacono belga sposato con figli, testimone del processo sinodale, ha raccontato così la sua esperienza di diacono permanente. “Per me il diaconato non è affatto una preparazione al sacerdozio, ma un servizio alla Chiesa”, ha precisato: “anche i sacerdoti sono a servizio della Chiesa, ma in modo diverso. Io stimo molto i sacerdoti, ma non è la mia vocazione”. Quanto alla possibilità di diaconi donne, De Cubber ha affermato che “il Sinodo non prenderà alcuna decisione su questo, ma è importante conoscere la natura vera e propria del diacono. Dovremmo pensare al diacono come una persona che costruisce ponti, con la propria famiglia e con la società al di fuori, soprattutto in un mondo secolarizzato. Noi diaconi dovremmo andare con coraggio dove non va nessuno, verso coloro che non hanno voce, che non vengono ascoltati dalla Chiesa e dalla società, e poi riportarli al cuore della Chiesa”. “Prima di ordinare un diacono – ha suggerito il diacono belga – si dovrebbero consultare la moglie e i figli: sono abbastanza saggi per dire qualcosa su questo argomento”. “In Mozambico non abbiamo diaconi permanenti, ma è possibile che ce ne siano in futuro”, ha detto mons. Inácio Saure, arcivescovo di Nampula: “a volte per i fedeli è difficile comprendere la differenza tra un diacono e un sacerdote, c’è bisogna di una formazione adeguata nel popolo di Dio”.