“Ricominciare non è restaurare il dato preesistente. Ogni conversione domanda un ritorno nello stile di una audace speranza che procede oltre l’immediato”. Lo scrive mons. Ovidio Vezzoli, vescovo di Fidenza, nel messaggio in occasione della ricorrenza patronale di San Donnino Martire, che si celebra oggi. “In questa prospettiva, anzitutto, è necessario ritornare a Dio, ripartire da lui e non vivere come se Dio non esistesse”, la proposta del vescovo: “Sul versante storico, sociale e politico, questo ricominciare non consiste semplicemente nel rivendicare una occupazione di posti nella realtà temporale e nell’aumentare un’efficiente presenza politica nella società, bensì nell’impegnarci in una ricostruzione delle coscienze secondo la sapienza dell’Evangelo”. “Ribadire il primato dell’uomo interiore, il primato della spiritualità, rispetto ad un attivismo esasperato tutto teso all’arrogante visibilità di sé”, l’altra consegna del presule: “L’uomo interiore è l’uomo nuovo, che impegna al meglio le sue facoltà nella direzione delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. L’uomo nuovo è tale in relazione all’etica pubblica nella dimensione della verità, della lealtà, della ricerca del bene comune. L’uomo è nuovo anche quando è cosciente del proprio limite e, dunque, opera nell’umiltà. L’uomo nuovo è tale non solo quando è immerso nell’impegno per le realtà penultime, ma soprattutto quando guarda all’eterno nella speranza”. “La Chiesa stessa racconta la sua identità e la sua missione evangelizzatrice nell’animazione cristiana delle realtà temporali”, conclude mons….: .”Questa, poi, è espressa nello stile sinodale, che comporta le modalità non del dominio o dell’imposizione, ma del dialogo, del confronto e della collaborazione al fine di raggiungere il bene comune mediante un processo di crescita, nel quale il tempo è superiore allo spazio. La verità può essere cercata insieme con quanti hanno responsabilità civile e amministrativa o appartengono a confessioni di fede altra, ma senza misconoscere o negoziare la propria identità di discepoli che camminano nella Chiesa del Signore dal volto missionario”.