Il Consiglio d’Europa interviene oggi con delle raccomandazioni ai suoi 46 Stati membri per “garantire che l’uso dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie digitali correlate da parte dei servizi penitenziari e di libertà vigilata rispetti i diritti umani e la dignità dei detenuti, delle persone in libertà vigilata e del personale”. Le raccomandazioni, che vogliono guidare gli Stati nell’adozione di legislazioni, politiche e pratiche nazionali, indicano che le tecnologie vanno usate “in modo legittimo e proporzionato e solo se contribuiscono alla riabilitazione dei trasgressori”, non dovrebbero sostituire il personale nel lavoro quotidiano e nell’interazione con i detenuti, dice il testo adottato dal Comitato dei ministri, ma essere usati per migliorare i percorsi di “riabilitazione e la risocializzazione delle persone” e per ridurre la recidiva. Infatti, l’intelligenza artificiale può aiutare a mantenere la sicurezza nelle carceri ma non deve avere effetti negativi sulla privacy e sul benessere di chi vive o lavora in carcere. Va inoltre verificato che l’Ia usata per assistere nel processo decisionale, “eviti i pregiudizi nei confronti di individui o gruppi di individui e prevenga la discriminazione”. Così pure non può essere l’Ia a rivalutare reclami sulla tutela dei diritti umani. Riservatezza e integrità dei dati personali vanno tutelati, indicano le raccomandazioni. Bene se l’Intelligenza artificiale può servire per migliorare il reclutamento, la gestione, la formazione e lo sviluppo del personale carcerario e di libertà vigilata.