Aiuti allo sviluppo: Oxfam, il 60% della strategia Ue a vantaggio delle grandi aziende. Solo il 16% per sanità e istruzione nei Paesi poveri

La nuova strategia dell’Ue per gli investimenti e lo sviluppo globale, il Global Gateway, “rischia di dirottare verso le grandi aziende buona parte delle risorse europee destinate all’aiuto allo sviluppo dei Paesi più poveri”. A denunciarlo oggi è un nuovo report di Oxfam, che rileva come oltre il 60% dei progetti presi in esame andrà a beneficio di almeno un’azienda europea. Su 40 progetti presi in esame, infatti, 25 sosterranno aziende europee come Siemens, Moller Group o Suez. Mentre solo il 16% di tutti i progetti del Global Gateway porterà investimenti in settori chiave per lo sviluppo dei Paesi poveri come la salute, l’istruzione e la ricerca. Inoltre, almeno sette aziende che fanno parte del Global Gateway Business Advisory Group – il gruppo di esperti istituito dalla Commissione europea – hanno firmato contratti finanziati con i fondi del Global Gateway. “Un quadro che quindi tradisce le regole europee, dato che la principale fonte di finanziamento del Global Gateway è il budget comunitario per gli aiuti allo sviluppo, che dovrebbero essere impiegati prima di tutto per la ‘riduzione e l’eliminazione della povertà nel lungo termine’”, sottolinea Oxfam. La ricerca evidenzia inoltre l’opacità della strategia del Global Gateway. Mancano, ad esempio, informazioni pubbliche su progetti, finanziamenti, contratti o valutazioni in materia di tutela dei diritti umani e dell’ambiente. Ciò rende difficile stabilire in che misura il Global Gateway contribuisca allo sviluppo sostenibile. Il Global Gateway rischia poi di accrescere le disuguaglianze in molti Paesi fragili. In Perù, uno dei progetti individuati incoraggia le famiglie più povere a sottoscrivere mutui per l’acquisto di proprietà agricole, versando un sostanzioso anticipo. Con il rischio di farle indebitare e spingerle ancora più in povertà. La strategia europea rischia inoltre di esacerbare anche la crisi del debito in diversi Paesi. L’Ue avvierà infatti progetti del Global Gateway in 29 dei 37 Paesi poveri più indebitati del mondo. “Questi progetti privilegiano i prestiti rispetto alle sovvenzioni, riducendo la capacità dei governi di soddisfare i bisogni della popolazione, poiché devono ripagare il debito e gli interessi alle istituzioni finanziarie europee”, sottolinea il report di Oxfam. Inoltre tre dei 13 progetti analizzati che prevedono la produzione di idrogeno derivato dall’impiego di elevate quantità d’acqua verranno realizzati in Paesi come Namibia, Cile e Sudafrica, dove questa vitale risorsa scarseggia. Allo stesso tempo, aziende che producono combustibili fossili come Total Energies ed Enel sono membri del Global Gateway Business Advisory Group. “C’è infine il rischio che alcuni progetti aggravino le crisi e i conflitti esistenti”, denuncia l’organizzazione. “In Ruanda, l’Ue ha previsto un accordo per un progetto per la produzione di energia idroelettrica che rischia di costringere almeno 4.500 persone ad abbandonare le loro case e di avere un impatto sulle coltivazioni. Un altro accordo sempre con il Ruanda prevede l’estrazione di materie prime, nonostante le accuse che questo alimenti il conflitto in corso”.

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