“Il 7 ottobre non è stato altro che un pogrom rivolto contro gli ebrei e contro lo stato ebraico. Un’espressione estrema e violenta di puro antisemitismo e puro odio. La portata della carneficina è difficile da comprendere: è stato il più grande attacco terroristico contro Israele dalla sua fondazione, con il più alto numero di ebrei assassinati in un solo giorno dall’Olocausto, insieme a numerose vittime di altre fedi e nazionalità. 251 persone, di diverse nazionalità, etnie e religioni sono state brutalmente rapite a Gaza il 7 ottobre, tra cui neonati, bambini piccoli, donne e anziani, tra cui sopravvissuti all’Olocausto. 101 di loro sono ancora lì oggi in condizioni subumane nei tunnel del terrore di Hamas. Il terrore, in fin dei conti, non fa distinzioni e prende di mira chiunque si trovi sul suo percorso distruttivo”. Lo ha detto l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Yaron Sideman, ieri sera a Roma, durante la commemorazione delle vittime dell’attacco terroristico di Hamas di un anno fa.
“Il 7 ottobre il mio paese è stato violato. Così tanti miei concittadini sono stati brutalmente violati, nei modi più orribili possibili. Io, come tanti altri, mi sono sentito violato”, ha aggiunto il diplomatico che ha parlato di “ferocia sadica perpetrata dai terroristi di Hamas, premeditata” al punto di indossare telecamere GoPro, perché “era importante per loro documentare in dettaglio la loro barbarie e registrare in diretta l’indicibile sofferenza che hanno inflitto alle loro vittime”. “Male. Puro, puro Male”: questa la parola usata da Sideman per descrivere “coloro che non solo compiono atti così mostruosi, ma che ne traggono tanto orgoglio, piacere e gioia, al punto di registrarli per puro intrattenimento”. Tuttavia, ha ribadito, “nemmeno il più feroce attacco terroristico, è in grado di indebolire la nostra determinazione e la nostra aspirazione alla pace. Se non altro, il 7 ottobre ci ha resi più forti, più determinati e più uniti nella ricerca di un futuro migliore non solo per Israele, ma per l’intera regione e per tutti i paesi amanti della pace”. La pace, tuttavia, ha rimarcato Sideman, “può essere fatta solo con coloro che riconoscono il diritto di esistere di qualcuno, non con coloro che sono impegnati nella sua distruzione, come Hamas, Hezbollah e il regime degli Ayatollah in Iran che solo una settimana fa hanno dimostrato tale impegno con un attacco missilistico contro Israele. Se il 7 ottobre ci ha insegnato qualcosa è che affinché la pace prevalga, gli ostacoli alla pace devono essere rimossi. Il terrorismo e il male, che ostacolano la pace, devono essere sradicati”. Citando parole di Papa Francesco, “La speranza è la nostra responsabilità”, l’ambasciatore ha concluso: “La speranza è il nome dell’inno nazionale di Israele: Hatikva. È la speranza, Tikva, che ci guida, che ci consente di aspirare e creare un futuro migliore piuttosto che sprofondare e perpetuare la disperazione del passato. Sono la speranza e la determinazione che ci solleveranno e ci spingeranno verso quel futuro”. Alla commemorazione era presente anche mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali della Segreteria di Stato.