“Lavorare pazientemente, fiduciosi nella speranza”, in modo da “rendere più efficace la nostra missione”. Del resto, “senza pazienza è impossibile sperare nell’avverarsi delle promesse del Signore”. Lo ha detto il prelato dell’Opus Dei e Gran Cancelliere della Pontificia Università della Santa Croce, mons. Fernando Ocáriz, inaugurando oggi l’anno accademico 2024-2025, 40º di attività, alla presenza di autorità ecclesiali, docenti, personale tecnico amministrativo e studenti. Proprio lo speciale anniversario è occasione di ringraziamento “per tutte le grazie ricevute” in questi quarant’anni, ma anche motivo per guardare con speranza “al futuro della nostra istituzione”, ha aggiunto mons. Ocáriz: “Siamo testimoni della crescita e del consolidamento di questo un progetto educativo al servizio della Chiesa universale”. Una ricorrenza, inoltre, che ricade nell’anno giubilare indetto da Papa Francesco, e che per questo diventa occasione per “un nuovo incontro con il Signore Gesù, che è l’unico capace di riempire il cuore di vera speranza”. Il Gran Cancelliere ha parlato anche del Sinodo dei vescovi in corso in queste settimane a Roma, un momento di comune riflessione “che ci porta ad una maggiore consapevolezza della chiamata a percorrere insieme, nel dialogo e nell’ascolto reciproco, il cammino di evangelizzazione affidatoci da Gesù Cristo”. La giornata si è aperta con la santa messa votiva dello Spirito Santo nella basilica di Sant’Apollinare, presieduta dal Segretario dei Dicastero per la Cultura e l’Educazione, mons. Cesare Pagazzi. “Chiediamo al Signore la grazia coraggiosa di aprirci all’opera dello Spirito Santo”, anche quando non lo percepiamo oppure giunge “dalla direzione che non ci aspettavamo”, ha detto mons. Pagazzi nell’omelia, invitando i presenti a superare tutti quei timori che possano ostacolare l’accesso alla “forza trasformante” dello Spirito. Invocare lo Spirito Santo, infatti, non è soltanto qualcosa di formale “ma una richiesta potente, capace di sconvolgere la nostra quotidianità”. Lo stesso mons. Pagazzi ha anche tenuto la lezione inaugurale soffermandosi su “L’Università come casa dello studio”, offrendo un parallelo tra l’esperienza comune della “casa delle origini” e quel luogo di insegnamento superiore che è appunto una Università”. Casa e università sono anche quel luogo dove “non si ha paura” – liberati “da quella energia oscura che il diavolo ha a disposizione per farci fare ciò che vuole” –; dove si coltivano, con sforzo, le abitudini; dove si costruisce “lo spazio interiore”. Per cui – ha aggiunto – “l’esperienza di casa diventa il criterio regolatore delle nostre azioni”, come studenti, ricercatori, dipendenti. In questo senso, tali azioni sono giuste “se favoriscono la fiducia, liberano dalla paura, costruiscono uno spazio interiore, incoraggiano allo sforzo e promuovono una buona abitudine”. Nel suo intervento inaugurale, il rettore magnifico, Fernando Puig, ha sottolineato l’importanza di guardare all’identità cristiana della Pontificia Università della Santa Croce, come radice per un lavoro accademico di qualità, “umanamente ben fatto”, frutto di “un rinnovamento intenzionale del nostro impegno per lavorare in questa direzione”, ha detto rivolgendosi a tutte le componenti della Santa Croce. Successivamente, ha introdotto il concetto di “catena” e “concatenazione”, a significare la sinergia tra persone che lavorano insieme per un obiettivo comune, come si è del resto dimostrato negli ultimi quattro decenni di sviluppo dell’Università. Oggi tocca “conservare questa tradizione, arricchirla nelle circostanze attuali e trasmetterla alle nuove generazioni”. Guardando alle statistiche degli ultimi anni, hanno studiato presso la Pontificia Università della Santa Croce 14.906 studenti, in rappresentanza di 1.256 diocesi e provenienti da 129 Paesi. 75 di loro sono stati nominati vescovi o creati cardinali. Dall’inizio delle attività accademiche, i professori della Santa Croce hanno pubblicato all’incirca 1.881 libri, tra manuali, monografie, e atti dei convegni.