Spiritualità: card. Dziwisz a Frati minimi, “la visita di Giovanni Paolo II fu indimenticabile”

“Francesco di Paola, l’eremita, l’uomo del radicalismo evangelico assoluto, era già nel cuore di Giovanni Paolo II, ma dopo quella visita il suo saluto ai Frati minimi fu il ringraziamento alla Provvidenza per aver avuto la possibilità di incontrare più da vicino e respirare più a fondo la spiritualità di un Santo che ‘seppe penetrare nei cuori più e meglio di tanti dotto teologi’”. Lo ha scritto il card. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario di Giovanni Paolo II, in un messaggio indirizzato al correttore provinciale dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, in occasione dei 40 anni della visita del Pontefice santo al santuario paolano. “Una visita indimenticabile”, l’ha definita il porporato nel suo scritto, evidenziando che “ho accolto con gioia l’invito a partecipare, attraverso un messaggio, alla rievocazione dei 40 anni della visita di San Giovanni Paolo II nel santuario regionale di San Francesco di Paola”. Il card. Dziwisz, “oltre al ricordo dei vari momenti della visita”, ha voluto richiamare “il contesto generale in cui quel viaggio si svolse”, sottolineando come “Giovanni Paolo II esplorò in lungo e in largo una terra bellissima ma, come tutto il Sud del Paese, tormentata da molti problemi e soprattutto in alcune zone segnata da una vera e propria emergenza sociale”. “Il Papa – ha considerato il porporato – voleva conoscere ed entrare a fondo nelle diverse realtà e partire con una missione: portare speranza”. Il card. Dziwisz ricorda che “c’era entusiasmo tra la folla in attesa ed era facile avvertire, tra il Papa e la folla, il senso di una profonda sintonia spirituale”.
Per l’arcivescovo emerito di Cracovia, “accade spesso nei viaggi, in Italia o in altre parti del mondo, che siano i fuori programma ad attirare, alla fine, le maggiori attenzioni “. Difatti, “Paola fu la conferma di questa regola non scritta che il Santo Padre rendeva spesso presente”. E “qui – ha aggiunto – entra in gioco l’attenzione, anzi l’amore di Giovanni Paolo II verso i giovani considerati come il futuro dell’umanità e tanto più di una terra in cerca di riscatto come la Calabria e il Mezzogiorno d’Italia”. La visita al santuario paolano fu l’occasione proprio di un fuori programma con i giovani calabresi. “Fu in quell’occasione – racconta nel suo messaggio il cardinale – che il Santo Padre manifestò, in maniera ancora più aperta e direi assoluta, la gioia di trovarsi non solo in Calabria, ma principalmente nel luogo e nella terra di un santo come Francesco, un ‘piccolo’, anzi ‘minimo’, come amò qualificare sé e i suoi figli, ma che meritò di essere maestro dei grandi della terra, grazie alla luce che Dio riversava nella sua anima”. Il card. Dziwisz ha ricordato, “conoscendo la spiritualità del Santo Padre e la sua attrazione verso i mistici, la densità e la bellezza l’omelia che mirabilmente orientava lo spirito di preghiera al servizio del progresso e del benessere anche sociale di una regione gravata dai disagi economici ereditati dal passato”. Questo fu “un modo per dire alla gente di Calabria di porre le basi per diventare artefici del loro futuro”.

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