“È trascorso un anno dal violento attacco di Hamas, l’organizzazione politico-militare palestinese di matrice islamista, contro alcune città e kibbutz israeliani vicini alla striscia di Gaza, a cui ha fatto seguito la dura reazione di Israele. I timori, molto diffusi al tempo, che si aprisse un nuovo e doloroso capitolo nel conflitto che da oltre settant’anni contrappone Israele e Palestina si sono rivelati fondati. A un anno di distanza non solo le operazioni militari non sono cessate, ma è difficile intravedere una strada negoziale che abbia qualche possibilità concreta di porre fine alle ostilità. Ancor più lontano sembra l’avvio di un processo che porti alla pace”. Inizia così l’editoriale di ottobre di Aggiornamenti Sociali, dove il direttore Giuseppe Riggio pone l’accento sulla necessità di accogliere la complessità per superare polarizzazioni e semplificazioni che allontanano la pace. Fondamentale contrastare le generalizzazioni e le letture assolutizzanti, non abbattendosi di fronte alla complessità del contesto mediorientale da guardare non come uno stato caotico impossibile da ricondurre a un ordine, ma piuttosto come un sistema articolato, in cui coesistono una pluralità di elementi, tra loro coerenti o in tensione. Riggio definisce il Governo israeliano interessato al proprio futuro politico e non al raggiungimento della pace, con la credibilità della democrazia divenuta vittima ulteriore di questa guerra per la quale diverse voci in Israele e all’estero si interrogano se non si sia oltrepassato il limite, paragonando le situazioni belliche occidentali per le quali sembra che si stiano applicando due pesi e due misure. “Molto spesso noi siamo i carcerieri di noi stessi”, conclude Riggio, “esattamente come possiamo costruire muri e separazioni sul piano razionale ed emotivo, così possiamo anche abbatterli per fare posto a processi di riconciliazione e di pace”.