Si è aperto, ieri pomeriggio, ad Ascoli Piceno con una celebrazione eucaristica presieduta del card. Edoardo Menichelli, presso la basilica cattedrale Santa Maria Madre di Dio e Sant’Emidio, il 28° Congresso nazionale dell’Amci-Associazione Medici cattolici italiani, dal titolo “Maestri di umanità: i medici di fronte alle sfide contemporanee”. Facendo riferimento al passo del Vangelo di Luca, proclamato, il porporato ha osservato: “L’impegno missionario non è riservato ai dodici apostoli, ma al popolo dei discepoli, quindi, attualizzando, ad ogni battezzato. Tutto questo popolo di discepoli deve preparare la strada a Cristo, salvatore misericordioso. Il discepolo – quindi noi tutti – non annuncia il suo pensiero, la sua visione, la sua idea, bensì estrada alla Verità. L’ambito della vostra evangelizzazione è la vita, il suo mistero, il suo essere un dono da custodire, il suo soffrire da lenire, le sue ferite da curare, la sua sacralità intoccabile, la sua dignità da non manipolare mai, la sua unicità irripetibile da non offendere, la sua vocazione celebrata nella sua identità, dono di Dio, la sua destinazione di eternità, il suo passaggio doloroso, sottoposto al mistero della morte. Questo è il tema della vostra evangelizzazione. Tutto questo è Verità da conoscere, da servire. Tutto questo è corpo fragile a voi affidato. Tutto questo è anima che trova nella corporeità la via sublime della relazione”.
Richiamando poi il versetto del brano di Luca in cui Gesù dice che “la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!”, il cardinale ha affermato: “Voi siete gli operai di questa messe, con compiti e responsabilità ben precise e a voi ben note. Ma nel brano evangelico c’è una parola che dobbiamo ricordare, una parola che incoraggia l’operaio a riconoscere i limiti e la necessità di richiesta di aiuto. Questa parola è pregare. Gesù dice ai suoi di pregare il Signore della messe. Certamente ogni professione esercitata dal discepolo di Cristo va celebrata con competenza ed alta qualità, ma anche come testimonianza di servizio. La chiamerei un’incarnazione, una visibilità dell’amore di Dio. Si direbbe anche che tutto questo per voi debba diventare via di santità. La preghiera allora è necessaria per la qualità del vostro servizio, per oltrepassare la tentazione dell’onnipotenza e della vanità. Voi non potete dire: ‘Capisco tutto, so tutto’. Ma nessun discepolo di Cristo può dirlo! Sappiate che la preghiera dà illuminazione, dona aiuto, rende veri e pieni di speranza. Mi piace pensare che la preghiera renda Dio collaboratore del nostro fare. Noi lo convochiamo dentro le faccende che ci appartengono e Lui, pregato, diventa collaboratore. La preghiera convoca Dio a stare con noi. La preghiera certifica la compagnia di Dio sulla vostra alta professione. La preghiera diventa umiltà e forza nella riconosciuta debolezza, che appartiene a tutti noi”.
Il card. Menichelli ha evidenziato: “La vita, per essere amata e servita, non ha bisogno di aggettivi né di confini. È semplicemente ed unicamente vita. Allora qui il discepolo di Cristo, il professionista, che si qualifica e si ritiene di essere credente, deve essere capace, senza alcuna sudditanza culturale o fanatismo religioso, di servire innanzitutto la Verità teologica: la vita è dono di Dio è c’è un rapporto stretto tra Dio e vita”.