Ucraina: 125.000 i mutilati di guerra, l’impegno dei salesiani per “uscire dal tunnel” anche attraverso lo sport

Padre Mykhaylo Chaban, superiore dei salesiani in Ucraina (foto Biagioni /SIR)

Secondo le statistiche ufficiali, in Ucraina, si contano ormai 125.000 mutilati di guerra, in prevalenza maschi ma anche molte donne, ai quali occorre assicurare una cura riabilitativa dopo l’intervento chirurgico e il sostegno di psicologi per ricostruirsi una vita in presenza di gravi ferite. I “numeri” dei danni “collaterali” della guerra in corso in Ucraina sono stati dati questa mattina a Roma, alla conferenza stampa di presentazione della “Corsa dei Santi” che si svolgerà venerdì 1 novembre in solidarietà quest’anno con l’Ucraina e a sostegno di un progetto realizzato da Missioni don Bosco a Leopoli. Si tratta di una struttura dove convergono campi di calcio, palestra e aree gioco finalizzati ad accogliere bambini, ragazzi e famiglie che si ritrovano a causa della guerra a vivere in situazione di forte fragilità. La casa salesiana di Leopoli – racconta padre Mykhaylo Chaban, superiore dei salesiani in Ucraina – è diventata un centro di eccellenza dove approdano ora anche sportivi che hanno subito la perdita di arti e cercano di riacquistare autonomia e senso di competitività”. Il percorso non è facile. ”I primi tempi dopo l’amputazione e la operazione sono i più difficili”, dice il sacerdote. Per dare una “risposta” al dolore di una vita spezzata, i salesiani di Leopoli sono stati i primi a creare una squadra di calcio partecipando anche al campionato della Federazione europea di calcio per amputati”. Amputee è il nome di questa pratica sportiva di cui molte partite vengono disputate nella vicina Polonia. La squadra conta già oltre 40 giocatori ma le richieste sono continue. “Sono ragazzi che hanno certamente vissuto una tragedia molto grande. Hanno bisogno di tempo per elaborare il dolore. C’è chi arriva agli allenamenti ma sparisce per un mese. Poi però ritorna. Noi abbiamo la certezza che anche lo sport, con l’aiuto della famiglia e il sostegno di psicologi, può tirarli fuori dal tunnel in cui sono caduti. Lo sport dà loro speranza perchè fa capire che nonostante le loro ferite e le loro amputazioni, possono continuare non solo a vivere ma anche a giocare”.

Presentazione a roma della “Corsa dei Santi” (foto Biagioni/SIR)

“Se la guerra non è un gioco, il gioco può sconfiggere la guerra”, dice Don Daniel Antùnez, presidente di Missioni Don Bosco. “L’affermazione è forte e paradossale”, aggiunge. “Ma i salesiani dell’Ucraina saranno scommettendo su questa”. Le conseguenze della guerra sono drammatiche anche sul piano della salute: lesioni e amputazioni, traumi e cure procrastinate per i malati cronici “riguardano non solo gli adulti o i militari ma in maniera penosa anche i neonati, i fanciulli, gli adolescenti. Perchè preoccuparsi del gioco? Per godere di squarci di bellezza e di esperienze di affetti amicali”, risponde il salesiano, “per muovere il corpo non solo per scappare ma per rincorrere…il gioco offre in qualche modo alla vittima la possibilità di andare oltre, di pensare che c’è altro, che rimane il diritto inalienabile di cercare la felicità”. “La vera cessazione della guerra – conclude don Antùnez – sarà data quando bambine e bambini, con le loro famiglie, saranno tornati a vivere con leggerezza le loro giornate”.

Don Antùnez di Missioni don Bosco (foto Biagioni/SIR)

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