Detenuti a fine pena: Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze, inaugurata ieri sera Casa Mimosa alla presenza dell’arcivescovo Gambelli

(Foto Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze)

Un appartamento per i detenuti a fine pena che escono dal carcere e hanno bisogno di un posto dove abitare e iniziare a ricostruirsi una vita.
È Casa Mimosa, inaugurata ieri nel condominio solidale Corelli gestito da Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze. L’appartamento, rimesso a posto grazie ai fondi di Caritas italiana, può ricevere due ospiti, persone a fine pena che non hanno la possibilità di altro tipo di accoglienza. Gli ex detenuti vivono in autonomia ma fanno riferimento a un educatore e seguono un percorso personalizzato che prevede accoglienza, orientamento ai servizi del territorio, la ricerca di un lavoro e di un alloggio, l’assistenza per i documenti, in collaborazione con avvocati e servizi sociali. All’inaugurazione, ieri sera, erano presenti Vincenzo Lucchetti presidente di Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze, l’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, l’assessore comunale al Sociale Nicola Paulesu.

“Casa Mimosa è un servizio di cui c’era bisogno su questo territorio – ha affermato Vincenzo Lucchetti -. Per chi esce dal carcere la mancanza di un alloggio, oltre a rappresentare un disagio personale e sociale, diventa anche un ostacolo verso l’autonomia economica, personale e verso il reinserimento sociale. Da qui, uno spazio dignitoso e accogliente, l’ex detenuto può iniziare a intraprendere il suo progetto fuori dal carcere, riallacciare i rapporti familiari e sociali, trovare un lavoro”.
“È fondamentale potenziare i progetti di accoglienza per il fine pena, per poter garantire un ponte verso la società e un supporto per il reinserimento nella società dei detenuti – ha sottolineato Nicola Paulesu -. Questa struttura risponde quindi a un’esigenza fortemente sentita ed attesa. Ringraziamo Fondazione Solidarietà Caritas per il grande lavoro che sta facendo su questa tematica. Ci sono tante realtà che operano fuori e dentro il carcere per migliorare le condizioni dei detenuti e per favorire percorsi di integrazione, accrescimento delle competenze, inclusione sociale. Come amministrazione vogliamo potenziare sempre di più la collaborazione con tutte queste realtà per mettere a sistema le varie esperienze e riuscire a mettere in campo sempre più progetti che vanno nella direzione di fornire nuove opportunità”.
“La paura è il sentimento che accomuna tanti ex detenuti – ha detto mons. Gherardo Gambelli – perché oggettivamente la vita dopo il carcere, senza un adeguato supporto, specialmente per chi è solo, diventa complicata. Una volta fuori incontrano grandi difficoltà nel trovare una casa, un lavoro con il rischio di ricadere nei circuiti della criminalità o di vivere in condizioni di disagio. Casa Mimosa è segno tangibile di prossimità per questi nostri fratelli, una mano tesa per aiutarli a rialzarsi, ad affrontare l’avvenire con speranza e impegno. A Casa Mimosa, in un ambiente sereno e protetto, gli ex detenuti, guidati dagli educatori, possono riprendere un percorso di vita, lasciarsi alle spalle il passato con gli errori commessi, fronteggiare i pregiudizi e reinserirsi nella società”.

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