Terra Santa: card. Pizzaballa, “non la legge è il criterio di discernimento, ma la vocazione di ciascuno”

(foto: Tv2000)

“La vita di fede dei farisei consiste nell’osservare alcune norme, nello stare dentro alcuni limiti. Fatto questo, si è autorizzati a sentirsi a posto, con Dio e con tutti. Ed è anche, questo, un modo comodo di vivere la vita, perché la legge ci è necessaria” ma “Gesù non parla contro la legge. La legge serve per garantire il minimo necessario. Mette un limite al nostro dovere, non ci chiede nessuno spazio di gratuità, non ci porta oltre ciò che è giusto. La legge, in fondo, giustifica il nostro egoismo, il nostro cuore duro”: è un passaggio della meditazione del Patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, al Vangelo della Domenica (la prossima 6 ottobre) diffusa dal Patriarcato latino di Gerusalemme. I farisei, spiega il patriarca, “non pensano di poter decidere da soli, con la propria coscienza, davanti a Dio. Non pensano neppure che è nell’intimo del cuore che è dato di conoscere l’unica legge che Dio ha dato all’uomo, quella dell’amore”. Gesù, viene sottolineato nella meditazione, sposta completamente l’asse del discorso: “il riferimento per la nostra vita di fede e per il nostro agire etico non è più esclusivamente la legge, ma ciò per cui la nostra vita è creata, la vocazione a cui ciascuno è chiamato, l’altissima dignità insita nel disegno con cui Dio ha voluto creare l’uomo. Non la legge è il criterio di discernimento, ma la vocazione di ciascuno”. Così, per sapere “cosa dobbiamo fare”, avverte il cardinale, “bisogna guardare a ciò che possiamo fare: possiamo avere compassione, possiamo accogliere, possiamo fare attenzione, possiamo perdonare…; possiamo vivere a somiglianza della vita di Dio”. “Non si tratta quindi di obbedire ad una legge, ma ad una persona, alle persone che amiamo, e di farlo anche quando questa obbedienza ci chiede di donare la vita. L’importante – conclude – è non accontentarsi di avere la coscienza a posto, ma mettersi continuamente in cammino verso l’altro, ricominciando sempre a conoscerlo e ad amarlo”.

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