Siria: p. Jallouf (vicario latino), “presenza cristiana a rischio. Siria torni ad essere un paese di amore e perdono”

(Foto Vatican News)

“Dei circa 10.000 cristiani che vivevano nel governatorato di Idlib prima della guerra, oggi ce ne sono solo circa 650, principalmente anziani nelle aree rurali. Dopo che i jihadisti hanno preso il controllo della zona nei primi anni di guerra, la maggior parte dei cristiani è fuggita a causa delle difficili condizioni di vita”: a raccontare la vita dei cristiani siriani è padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa, Vicario Apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino di tutta la Siria. A un anno dalla sua consacrazione episcopale, primo siriano a essere consacrato vescovo, in una conversazione con Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), padre Jallouf ,che esattamente 10 anni fa fu rapito dai terroristi del Fronte al-Nusra e tenuto in ostaggio con 20 suoi parrocchiani per 5 giorni, parla della vita dei cristiani del suo Paese: “Papa Francesco probabilmente mi ha nominato vescovo perché conosco molto bene la situazione qui. Come sacerdote in una parrocchia ero in contatto con i gruppi ribelli e ho sempre avuto a che fare con loro, per tutta la durata della guerra. E continuo a farlo”. Un modo per esprimere vicinanza a quei cristiani la cui vita di fede è molto limitata da divieti: “ai cristiani è proibito svolgere pratiche religiose fuori dalla chiesa o esporre simboli religiosi come statue e croci”. Con l’escalation della guerra, tutti gli insegnanti cristiani sono stati rimossi dai loro incarichi: “molte famiglie cristiane hanno ritirati i propri figli da scuola e ora insegnano ai loro figli a casa. Per gli esami finali – rivela il vicario – i bambini devono recarsi in altri governatorati come Aleppo e Hama, a un costo esorbitante di circa 3.000 dollari a persona per trasporto e alloggio”. Presenza cristiana minacciata anche in altre parti della Siria, “sono tanti i cristiani che sono emigrati in Europa, Canada e Australia, in cerca di una vita migliore”. Oggi, secondo organismi internazionali, “il 90% della popolazione siriana vive al di sotto della soglia di povertà. Ad Aleppo e Hassakeh l’emigrazione è così elevata che, secondo una fonte locale, entro il 2050 non ci sarà più una comunità cristiana funzionante”. Da qui l’importanza degli aiuti, come quelli di Aiuto alla Chiesa che soffre che quest’estate ha permesso a più di 1.500 bambini e giovani di rito latino di frequentare campi estivi e, dopo il devastante terremoto del 2023 nella Siria settentrionale, ha contribuito a ricostruire una chiesa e 50 case per famiglie cristiane di rito latino a Idlib”. Particolarmente significativo il progetto “Pasti a domicilio” per gli anziani che non avevano nessuno che si prendesse cura di loro. “Perdoniamo, ma non dimentichiamo, è ciò che Cristo ci ha insegnato”, conclude il vescovo. “In questi giorni prego Dio per la compassione, il perdono e la liberazione dalla guerra e per il ripristino della pace, dell’armonia, della stabilità e della ricchezza in questo paese ferito. Speriamo che, con l’intercessione della Beata Vergine Maria, dei nostri fedeli martiri e di tutti i santi, possa tornare a essere un paese di amore, rispetto, perdono e coesistenza tra le varie comunità e religioni”.

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