Sinodo: gruppi di studio, “più coinvolgimento del popolo di Dio nel processo di selezione dei nuovi vescovi”

“Un più fattivo coinvolgimento del popolo di Dio nel processo di selezione dei nuovi vescovi”. È una delle richieste contenute nel rapporto del Gruppo di studio 7, dedicato ad “alcuni aspetti della figura e del ministero del vescovo in prospettiva sinodale missionaria”, la cui attività è stata presentata durante la prima Congregazione generale di ieri pomeriggio, insieme a quella degli altri nove Gruppi di studio istituiti dal Papa per affiancare il compito dei 368 padri sinodali che partecipano alla seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità. “Spetta unicamente al Papa nominare i vescovi o confermare i vescovi legittimamente eletti”, si ricorda nel testo e che la normativa canonica prevede già il coinvolgimento delle Conferenze episcopali e di membri della Chiesa locale nel processo di selezione dei vescovi, “ma non sempre le norme sembrano ben comprese e rispettate”. Di l’esigenza di “considerare fondamentale, e non accessoria o facoltativa, la dimensione sinodale, cioè partecipativa, della procedura per l’individuazione dei candidati all’episcopato”. “Emerge la richiesta di maggiore trasparenza e accountability nei processi di selezione dei candidati all’episcopato, la cui riservatezza suscita talvolta nei fedeli dubbi sull’onestà delle procedure messe in atto e, più in generale, disagio nei riguardi di modalità giudicate non consone con un modello di Chiesa sinodale”, si legge ancora nel testo, in cui si chiede inoltre “più attenzione alla realtà della Chiesa locale, nel processo di selezione di chi sarà chiamato a guidarla come vescovo. “È importante, in particolare, tenere conto nel discernimento dei fattori culturali che delineano il volto di una Chiesa e che, per loro natura, esigono un ascolto attento dei suoi membri e una conoscenza diretta del suo vissuto”, la raccomandazione, unita all’esigenza di “un più efficace coinvolgimento degli organismi sinodali della diocesi nel processo di selezione dei vescovi, cominciando dal Consiglio Presbiterale e dal Consiglio Pastorale Diocesano. Al termine di tale discernimento, ad esempio, la Chiesa locale potrebbe essere chiamata a elaborare un profilo del vescovo di cui avverte il bisogno”.

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