Eradicare il tumore risparmiando i tessuti sani. Perché curare non è solo questione di prolungare la sopravvivenza, ma anche accrescere la qualità di vita, riportando il paziente ad uno stato di “salute”, in linea con il concetto dell’Oms (benessere psichico, fisico e sociale). È questo l’obiettivo dei moderni trattamenti oncologici e la radioterapia, uno dei pilastri della cura (viene utilizzata nel trattamento di almeno metà dei tumori, da sola o associata ad altre modalità di terapia) è parte integrante di questo cambio di paradigma. Un pilastro tradizionale quello del trattamento radioterapico che ha subito però negli ultimi anni una radicale trasformazione, rendendo questa branca della medicina una protagonista fin dalle prime fasi della cura. E in alcuni casi, come nel tumore del retto, portando una rivoluzione nel paradigma delle cure. Il punto della situazione è stato fatto nel corso del convegno “MRO.34: modern oncology beyond survival”, tenutosi di recente al Gemelli. “La radioterapia, associata alle moderne terapie sistemiche – afferma Maria Antonietta Gambacorta, ordinario di radioterapia oncologica all’Università Cattolica e direttore Uoc Servizio di radioterapia oncologica di Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs – in questi ultimi anni ha allargato le sue indicazioni anche ai pazienti metastatici, con l’obiettivo di cronicizzare la malattia in questi pazienti, portando ad un aumento di sopravvivenza”. Emblematico il caso del tumore dell’ovaio, nel quale la radioterapia può fare oggi la differenza sulle metastasi, in particolare di quelle linfonodali, con percentuali di risposta prossime al 90%. “E questo introduce anche un tema di sinergie delle cure, dove la radioterapia con questi risultati consente alle terapie sistemiche di essere più efficaci e di esserlo più a lungo”.
Risultati eccellenti grazie alla moderna radioterapia sono stati raggiunti anche nel tumore del retto, con la cosiddetta total neoadjuvant therapy (Tnt), che consiste in varie strategie di radioterapia e chemioterapia somministrate prima dell’intervento chirurgico. “Nei tumori del retto localmente avanzati – spiega l Gambacorta – la Tnt consente di ottenere un miglioramento significativo della sopravvivenza (che arriva al 76% a 5 anni), con tassi di risposta completa che vanno dal 30 al 40% per questo stadio tumorale. Risultati che consentono di evitare l’intervento chirurgico, e quindi di risparmiare l’organo, in circa un paziente su quattro”.