Rapporto abusi: serve “standard universale”, in Europa “progressi significativi”

A livello continentale, “è importante incrementare la solidarietà tra le conferenze episcopali delle varie regioni, di mobilitare le risorse per pervenire a standard universali in materia di tutela, di creare centri per la segnalazione e l’assistenza delle vittime/sopravvissuti e di sviluppare una vera cultura in materia di tutela”. E’ l’appello del Rapporto annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela, elaborato dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori, in cui si tracciano le tendenze in atto in tale materia suddivise per continenti. “Mentre alcune parti delle Americhe, dell’Europa e dell’Oceania hanno beneficiato di ingenti risorse disponibili in materia di tutela, una parte consistente dell’America centrale e meridionale, dell’Africa e dell’Asia dispone di scarse risorse specificamente dedicate”, l’analisi del testo, in cui si rileva “l’urgenza di accrescere la solidarietà tra le conferenze episcopali così da mobilizzare le risorse per pervenire ad uno standard universale in materia di tutela”. Per quanto riguarda l’Europa, l’adesione alla Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali (Convenzione di Lanzarote), ratificata da molti Stati della regione, ha contribuito al compimento di progressi significativi, l’omaggio del Rapporto, anche se “il panorama in materia di tutela all’interno della Chiesa cattolica nella regione europea presenta una notevole diversità”. Tra le tendenze positive, l’incremento delle misure di protezione e di una cultura di vigilanza e di reattività. “Nelle nazioni che hanno vissuto crisi molto complesse o in cui si è svolto un dialogo pubblico approfondito sugli abusi, vi è una chiara tendenza ad istituire sistemi maggiormente strutturati e reattivi nell’affrontare gli abusi all’interno della Chiesa”, si legge nel Rapporto: “Le Chiese locali che appartengono a detto gruppo — tra cui Irlanda, Francia, Italia e Polonia — hanno sviluppato quadri giuridici e formativi oltre a un impegno attivo con le vittime/sopravvissuti e alla collaborazione con le autorità civili. In Belgio, la Chiesa si è concentrata invece sulla creazione di unità specializzate di cura pastorale, che offrono sostegno e
protezione alle vittime/sopravvissuti-e, migliorando al contempo l’educazione preventiva in materia di tutela all’interno delle comunità religiose. In Germania, la Chiesa ha introdotto un completo e minuzioso processo di verifica per tutti coloro che lavorano con i minori, compresi gli ecclesiastici e i laici, così da impedire a chi ha una storia di abusi di avere accesso a individui vulnerabili. In Italia, la Chiesa ha istituito commissioni diocesane indipendenti formate anche da esperti laici per supervisionare e indagare sulle accuse di abuso, promuovendo la trasparenza e l’esercizio della responsabilità istituzionale nella gestione di tali casi. In Irlanda, la Chiesa dispone di un servizio che fornisce sostegno pastorale di tipo teologico a qualsiasi vittima/sopravvissuto che cerchi di riavvicinarsi alla propria fede”. Nel Rapporto Annuale, la Commissione presenta anche le risultanze di “Case studies” sulle organizzazioni Caritas, attraverso i propri livelli istituzionali.

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