Rapporto abusi: Buquicchio, “gran parte della Chiesa è priva di dati”

Passare “da un periodo di abusi sessuali diffusi, spesso gestiti male e insabbiati, a un nuovo periodo in cui le politiche di tutela, denuncia, indagine e assistenza alle vittime/sopravvissuti renderanno gli abusi rari e forniranno risposte adeguate”. Secondo Maud de Boer-Buquicchio, giurista, è questo uno degli obiettivi del Rapporto annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela, presentato oggi in sala stampa vaticana.  “Questo Rapporto promuove anche l’impegno della Chiesa a dare una risposta rigorosa alla piaga dell’abuso, basata sui diritti umani e incentrata sulle vittime, in linea con le recenti riforme del Libro VI del Codice di Diritto Canonico che inquadra il reato di abuso come una violazione della dignità della persona umana”, ha spiegato la relatrice, partendo dalla constatazione che “i bambini non sono mini esseri umani con mini diritti umani”. “Rompere il silenzio e nell’incontrare le vittime là dove si trovano”, l’invito del Rapporto, che intende “offrire un resoconto completo delle politiche e delle procedure in ciascuna delle realtà in cui la Chiesa è presente capillarmente”. “Purtroppo, gran parte della Chiesa rimane priva di solide pratiche o capacità di raccolta dati”, ha denunciato l’esperta: “Eppure, i dati sono fondamentali per la nostra capacità di promuovere la responsabilità”. “Dobbiamo impegnarci a investire nell’infrastruttura e nelle risorse di raccolta dati della Chiesa”, l’imperativo da raccogliere grazie all’aiuto del Rapporto, in cui la Commissione  “formula raccomandazioni specifiche per ogni entità della Chiesa di cui si occupa”:  “L’impegno e la cooperazione in buona fede da parte delle autorità ecclesiastiche nell’attuazione di queste raccomandazioni è fondamentale affinché si verifichi un cambiamento sistemico e duraturo”.

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