(Busto Arsizio) “Noi sogniamo un mondo in cui i magistrati non siano minacciati o esposti alla vendetta. Un mondo in cui chi delinque possa redimersi, nel quale le vittime possano trovare giustizia ed essere risarcite. Il vangelo che abbiamo appena letto ci dice esattamente questo”. Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, è intervenuto oggi al Tribunale di Busto Arsizio (Varese) a una cerimonia di inaugurazione – promossa dal cappellano della locale Casa circondariale, don David Riboldi (nella foto) – di un’icona dedicata al giudice e beato Rosario Livatino, vittima della mafia. L’icona rimarrà esposta nei locali del Tribunale.
La lettura, inserita in un momento di preghiera, è tratta dal vangelo di Giovanni: la pagina nella quale scribi e farisei vogliono condannare una donna sorpresa in adulterio. “Chi di voi è senza peccato…”, esclama Gesù. “La donna è redenta e libera”, ha commentato mons. Delpini, “egli evita un atteggiamento vendicativo”. Poi l’arcivescovo ha aggiunto: “Ma questo rischia di rimanere un sogno. Di fronte a questo mondo imperfetto ci vuole eroismo. Noi non possiamo chiedere a tutti di essere eroi, ma possiamo sperare in donne e uomini che credono nell’umanità, disponibili ad aggiustare questo mondo imperfetto”. Davanti alle autorità del Tribunale, alle forze dell’ordine, ai sindaci di Busto Arsizio e di Legnano (città che ha da poco dedicato un edificio pubblico proprio al magistrato), Delpini ha aggiunto: “Lo stesso Livatino pregava per le persone che erano soggette al suo giudizio e che magari avrebbe condannato. Non poteva sottrarsi al suo ruolo, ma non disperava mai dell’umanità, credeva nell’umanità perché in ogni persona che doveva giudicare vedeva l’immagine di Dio che può risvegliarsi. Questo è un modo per cominciare ad aggiustare il mondo”.
L’icona è stata realizzata dalle monache del Monastero San Benedetto di via Bellotti a Milano.