Vedere, informare, essere vicini, guardare insieme a un futuro di pace. Questi gli obiettivi della missione di Caritas Italiana in Sud Sudan che inizia oggi. A guidare la missione il direttore don Marco Pagniello insieme al responsabile del servizio Africa, Fabrizio Cavalletti e, per la tappa finale, al coordinatore regionale Federico Mazzarella. La delegazione arriva questa mattina a Giuba, la capitale del giovane Paese africano. In base all’indice di sviluppo umano dell’Undp (il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) il Sudan meridionale è, con la Somalia – spiega una nota di Caritas – il Paese più impoverito del mondo. Ha legami molto stretti con il vicino Sudan, da cui si è separato nel 2011, a seguito di un referendum popolare e dopo decenni di guerra. Il Paese, nonostante le sue ricchezze naturali, è afflitto da crisi di vario tipo: le sempre più frequenti e intense alluvioni, acuite dal cambiamento climatico, che hanno colpito il territorio anche di recente, provocando centinaia di migliaia di nuovi sfollati; i conflitti che in alcune regioni del Paese non si sono mai spenti; la presenza di numerosi sfollati, eredità della guerra civile degli anni 2013-2015; infine i profughi che fuggono dalla guerra del vicino Sudan. Il Sud Sudan, insieme al Ciad e all’Egitto, è uno dei Paesi che ospitano il maggior numero di persone in fuga dal Sudan, un flusso umano che non si ferma. Una guerra, quella del Sudan, tanto efferata quanto dimenticata, spiega Caritas che in questa situazione “non può non essere solidale con chi opera nei due Paesi: la sua presenza dura da anni e, “malgrado le notevoli difficoltà, ora si sono ampliati i programmi di assistenza agli sfollati in varie zone del Sudan, attuati grazie alla collaborazione con organizzazioni locali”. La Caritas sta inoltre offrendo spazi sicuri per donne e ragazze nei campi profughi, fornendo servizi di consulenza e assistenza psicosociale. Un impegno che “riesce a rispondere solo a una minima parte degli enormi bisogni della popolazione, che chiede soprattutto pace”. Per questo l’organismo pastorale della Cei si unisce agli appelli delle reti della società civile sudanese e internazionale per “un immediato cessate il fuoco, per la chiusura di ogni fornitura di armi alle parti in conflitto, per la protezione dei civili, per la garanzia di un accesso immediato, completo, sicuro e senza ostacoli all’assistenza umanitaria, e per un impegno più deciso ed efficace di tutta la comunità internazionale per far cessare il conflitto”.
Da oggi al 1° novembre la delegazione di Caritas Italiana tocca con mano la situazione, in modo da vedere gli interventi in corso e pianificare quelli futuri, in collaborazione con le Chiese locali. Saranno visitati anche i campi per le persone sfollate locali e per i profughi provenienti dal Sudan. Importanti gli incontri programmati con i responsabili delle Caritas nazionali e locali. È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana in queste regioni e avere ulteriori informazioni su www.caritas.it.